La Massoneria tra storia, simboli e futuro: dialogo con Michea Zorzi

Il ricercatore veronese racconta la sua esperienza da studioso e iniziato: «La Massoneria non è mistero, ma un percorso di crescita personale e collettiva»

Michea Zorzi

Michea Zorzi

Secondo quanto affermano i suoi aderenti, la Massoneria non è ciò che spesso viene raccontato da teorie del complotto, sospetti o scandali. Al contrario, per i Massoni essa rappresenta una via di perfezionamento interiore e un luogo simbolico dove si coltiva il pensiero critico, l’etica e la fratellanza. Un laboratorio dell’anima, nel quale uomini di ogni origine lavorano idealmente alla costruzione di un Tempio dell’Umanità, fondato sulla ricerca del significato dell’esistenza e sulla pratica dei valori universali.

La Massoneria, spiegano i suoi membri, non è nata nel vuoto. Affonda le sue radici storiche nelle antiche corporazioni medievali di scalpellini e muratori che costruivano cattedrali e luoghi sacri, con un sapere tecnico e simbolico trasmesso di generazione in generazione. È da queste associazioni che deriverebbe, secondo la narrazione massonica, la cosiddetta «libera muratoria»: un sapere operativo trasformato in percorso spirituale e filosofico. La data di nascita ufficiale è il 1717, anno in cui a Londra venne fondata la Gran Loggia d’Inghilterra, ma i riferimenti culturali e simbolici sono molto più antichi.

Nel tempo, sottolineano i Massoni, la loro istituzione è stata spesso fraintesa o accusata di agire nell’ombra. In Italia, in particolare, alcuni scandali legati a logge deviate hanno contribuito a diffondere l’immagine di una Massoneria associata a trame oscure e interessi personali. Tuttavia, chi ne fa parte tende a respingere con decisione questa interpretazione, affermando che si tratta di deviazioni individuali, non del reale spirito dell’Istituzione.

Oggi, spiegano, la Massoneria continua ad avere un senso profondo anche in un mondo dominato dalla confusione, dall’instabilità e dalla perdita di riferimenti condivisi. Non è un fossile storico né un club di nostalgici, ma piuttosto un luogo dove ci si interroga sul destino dell’uomo, sulla necessità di una bussola morale condivisa, sull'importanza del dialogo tra culture, religioni e filosofie.

Per i Massoni, il tempio da edificare non è più fatto di pietra, ma di simboli, pensieri e azioni coerenti. È l’uomo stesso, nella sua dimensione interiore, il vero “materiale” su cui lavorare. E lo scopo ultimo resta quello di contribuire, attraverso la trasformazione personale, al bene dell’intera umanità.

Per approfondire questi temi, abbiamo intervistato Michea Zorzi, classe 1988, studioso veronese trasferitosi a Milano, dove ha scelto di entrare nella Massoneria e proseguire il proprio lavoro divulgativo da una prospettiva interna.

Signor Zorzi, ci racconta com’è nato il suo interesse per la Massoneria?
«Dopo il diploma in Telecomunicazioni presso l’Istituto Marconi di Verona, mi sono dedicato allo studio delle religioni come fenomeni sociali. Questo interesse mi ha portato gradualmente a esplorare anche la Massoneria, che si colloca a cavallo tra spiritualità, filosofia e struttura sociale. Il mio trasferimento a Milano nel 2020 ha rappresentato un punto di svolta: ho potuto approfondire concretamente il fenomeno, sia dal punto di vista sociologico sia da quello esoterico».

Quando ha deciso di entrare a far parte della Massoneria in prima persona?
«Nel 2024 ho scelto consapevolmente di aderire a una delle principali Obbedienze italiane, quella che per numero di affiliati rappresenta il terzo ordine massonico nel nostro Paese. Volevo verificare dall’interno ciò che avevo fino a quel momento studiato solo come fenomeno esterno, teorico. L’esperienza diretta è diventata parte integrante del mio percorso di ricerca».

Come definirebbe l’essenza della Massoneria?
«Si tratta, prima di tutto, di un percorso personale. La Massoneria è una scuola iniziatica che si propone di aiutare l’individuo a conoscere sé stesso attraverso simboli, rituali e il confronto con gli altri. Non propone verità rivelate, ma stimola il dubbio costruttivo, il pensiero critico, il senso etico. È un lavoro sulla propria pietra grezza per contribuire, nel tempo, alla costruzione del Tempio dell’Umanità».

Secondo Lei perché la Massoneria è ancora oggi oggetto di sospetti e teorie complottiste?
«In Italia pesano ancora le vicende della Loggia P2 e dell’inchiesta Cordova, che hanno contribuito a diffondere un’immagine distorta. Ma è importante distinguere le deviazioni da ciò che è realmente la Massoneria. L’associazione con il potere occulto è frutto di ignoranza e superficialità. La realtà è molto più semplice: uomini e donne che si riuniscono per migliorare sé stessi e, attraverso questo, migliorare anche la società».

Oggi la Massoneria è ancora attuale? E se sì, perché?
«Assolutamente sì. Viviamo in un’epoca in cui i riferimenti si sono indeboliti, i valori sembrano relativi, e l’individuo è spesso disorientato. La Massoneria offre un metodo e un’etica, senza imporre alcuna fede o ideologia. È un luogo dove si coltivano la tolleranza, il rispetto, il dialogo. Un laboratorio dove la ragione e la spiritualità trovano un equilibrio attraverso il simbolismo».

Il simbolismo è spesso considerato un aspetto oscuro: ci aiuta a comprenderlo meglio?
«Il simbolo è uno strumento che parla alla dimensione più profonda dell’essere umano. La squadra, il compasso, il livello: sono tutti elementi che evocano equilibrio, misura, giustizia. Non sono oggetti magici, ma immagini che aiutano a interiorizzare valori universali. In Massoneria ogni simbolo ha un significato e ogni significato stimola la riflessione».

Lei si occupa anche di divulgazione: in che modo cerca di avvicinare il pubblico al mondo massonico?
«Negli ultimi anni ho partecipato a diverse trasmissioni radiofoniche, sia su emittenti locali come Radio Hinterland, sia su network più ampi come Radio Canale Italia. Il mio obiettivo è chiarire, spiegare, aprire un dialogo. Credo che la trasparenza sia il miglior antidoto alla diffidenza. E credo che la Massoneria debba raccontarsi di più, senza paura, perché ha molto da offrire».

Sta anche lavorando a un libro: può anticiparci qualcosa?
«Sto scrivendo un saggio che ripercorre la storia della Massoneria moderna, partendo dal 1717 fino ad arrivare ai nostri giorni. Sarà un testo accessibile, rivolto a chi vuole capire davvero cos’è questa realtà, senza preconcetti. Il mio approccio resta laico, documentato e rispettoso: voglio offrire uno strumento culturale, non ideologico».

Qual è il suo auspicio per il futuro della Massoneria in Italia?
«Mi auguro che si riesca a superare l’immagine da romanzo noir che la circonda. Che venga riconosciuta come uno spazio di riflessione e di impegno etico, accessibile a tutti coloro che sentono il bisogno di interrogarsi sul senso della vita e del vivere insieme. In un mondo disgregato, la Massoneria può aiutare a ritrovare il filo della dignità, della libertà e della fraternità».


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