Imprenditoria tra illusioni e rassegnazione, i due miti che paralizzano chi fa impresa
Nel Capitolo Tre de “L’elefante bianco e la tigre verde”, Stefano Faita smonta le false convinzioni più diffuse e riporta l’imprenditore alla realtà dei fatti
Dopo aver messo a fuoco, nel Capitolo Due, il caos quotidiano in cui molti imprenditori si trovano immersi, “L’elefante bianco e la tigre verde” compie un ulteriore passo in avanti. Il Capitolo Tre affronta infatti un tema meno visibile ma altrettanto pericoloso: i falsi miti sull’imprenditoria, convinzioni radicate che influenzano il modo di pensare e di agire di chi fa impresa, spesso senza che se ne renda conto. È un capitolo di chiarimento mentale, necessario per liberare il campo da illusioni e rassegnazione prima di entrare nel metodo vero e proprio.
Il mito del successo facile
Il primo falso mito che Stefano Faita smonta è quello secondo cui diventare imprenditori di successo sia semplice, rapido e alla portata di chiunque con la giusta “idea”. Un’illusione alimentata da narrazioni semplificate, casi di successo raccontati senza contesto e modelli irrealistici. Faita chiarisce che fare impresa è tutt’altro che facile: richiede competenze, sacrificio, continuità e una forte capacità di adattamento. Credere nel successo facile porta spesso a scelte affrettate, aspettative sbagliate e frustrazioni profonde quando la realtà si presenta con il suo carico di difficoltà.
Il mito opposto: è impossibile farcela
All’estremo opposto c’è un altro mito altrettanto dannoso: l’idea che oggi sia impossibile avere successo come imprenditori. Una convinzione che nasce da esperienze negative, fallimenti altrui, burocrazia, pressione fiscale e contesti complessi. Secondo Faita, questo atteggiamento genera immobilismo e paura, spingendo l’imprenditore a subire la situazione invece di governarla. Il Capitolo Tre invita a riconoscere questa rassegnazione come una trappola mentale che blocca ogni possibilità di crescita.
Tra illusione e rassegnazione, la realtà
Il valore di questo capitolo sta proprio nel riportare l’imprenditoria su un piano realistico. Faita non nega le difficoltà, ma rifiuta sia la narrazione del successo facile sia quella dell’impossibilità di riuscire. Fare impresa è complesso, ma possibile. Non esistono scorciatoie, ma esistono metodo, lavoro e consapevolezza. È in questo equilibrio che l’autore colloca il vero punto di svolta.
La chiave: mentalità, metodo e lavoro
Il Capitolo Tre introduce così uno snodo centrale dell’intero libro: la combinazione tra mentalità, metodo e lavoro costante. Nessuno di questi elementi, preso singolarmente, è sufficiente. La mentalità senza metodo resta astratta, il metodo senza mentalità non regge, il lavoro senza visione consuma. Faita prepara il lettore a questo passaggio fondamentale, che diventerà il cuore operativo dei capitoli successivi.
Un capitolo che libera spazio mentale
Questo terzo capitolo non fornisce ancora strumenti pratici nel senso stretto del termine, ma svolge una funzione decisiva: liberare spazio mentale. Eliminare i falsi miti significa smettere di inseguire illusioni o di giustificare l’immobilità. È il momento in cui l’imprenditore viene invitato a guardare la realtà per quella che è, senza filtri, e a prepararsi a costruire su basi solide.
Il Capitolo Tre rappresenta quindi una soglia importante nel percorso del libro: dopo aver nominato il caos e riconosciuto le frustrazioni, ora si fa chiarezza sulle convinzioni che impediscono di uscirne. Da qui in avanti, “L’elefante bianco e la tigre verde” è pronto a entrare nel cuore del mindset e del metodo, con un lettore finalmente sgombro da false aspettative.
Titolo: L’elefante bianco e la tigre verdeSottotitolo: Mindset e metodo per smettere di sopravvivere e vincere in ogni area della tua vita
Genere: Impresa, crescita personale, management, leadership
Autore: Stefano Faita
Formato: Copertina flessibile
Lingua: Italiano
Data di pubblicazione: 20 ottobre 2025
Pagine: 176
Dimensioni: 15,24 × 1,02 × 22,86 cm
ISBN-13: 979-1257620158
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