Giorgio Armani, il genio che ha portato Milano e l’Italia nel mondo

La morte dello stilista a 91 anni segna la fine di un’epoca. Dal talento rivoluzionario alle grandi battaglie civili, dalla generosità durante il Covid al legame indissolubile con Milano, il mondo piange l’uomo che ha trasformato la moda italiana in un linguaggio universale.

Il 4 settembre 2025 resterà una data incisa nella storia della moda e della cultura italiana. Giorgio Armani, il “Re Giorgio” che ha rivoluzionato lo stile nel mondo, è morto a 91 anni nella sua casa di Milano, la città che lo ha visto crescere come uomo e come creatore. Con lui scompare non solo uno stilista, ma un visionario, un imprenditore e un simbolo dell’Italia che osa, che crea e che conquista il mondo. Il comunicato ufficiale del Gruppo Armani lo definisce «ideatore, fondatore e instancabile motore» di un’azienda rimasta sempre indipendente, fedele ai suoi valori e alla sua filosofia. Fino agli ultimi giorni, Armani ha lavorato senza sosta, preparando il calendario di eventi per celebrare i 50 anni della maison durante la prossima Milano Fashion Week.

Un rivoluzionario silenzioso: la sua eredità

Giorgio Armani ha ridefinito i codici dell’eleganza maschile e femminile. Ha inventato il concetto di “de-strutturazione” della giacca, ha introdotto un minimalismo sofisticato e ha trasformato il “Made in Italy” in sinonimo di classe, qualità e bellezza. Il suo stile ha vestito generazioni di attori, registi, sportivi, regnanti, presidenti e icone dello spettacolo. Ha portato Milano al centro della mappa globale della moda, contribuendo in modo decisivo a trasformare la città nella capitale internazionale del design. Ma Armani non è stato solo un creatore di bellezza: è stato un ambasciatore dell’Italia nel mondo. Ha vestito la squadra azzurra alle Olimpiadi dal 2012 al 2024, ha sostenuto il basket nazionale con l’Olimpia Milano e ha reso il tricolore sinonimo di stile e prestigio.

La generosità durante il Covid: un uomo oltre la moda

Il suo legame con l’Italia si è visto anche nei momenti più difficili. Durante la pandemia da COVID-19, Giorgio Armani fu tra i primi grandi imprenditori a intervenire con gesti concreti. Donò 1,25 milioni di euro a ospedali e istituzioni sanitarie, contribuì a una raccolta di oltre 28 milioni di dollari insieme ad altri imprenditori italiani e convertì gli stabilimenti produttivi per realizzare oltre 30.000 camici e tute monouso per medici e infermieri. Una scelta che, come sottolineò allora, nasceva «dal desiderio di proteggere chi ci protegge». Una decisione che gli ha guadagnato ammirazione non solo in Italia, ma in tutto il mondo.

L’Italia lo piange: le parole delle istituzioni

La morte di Giorgio Armani ha scatenato un’ondata di commozione senza precedenti. Dal Quirinale a Palazzo Chigi, dai partiti di maggioranza all’opposizione, tutti hanno voluto rendere omaggio a un uomo che ha scritto la storia. Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica: «Giorgio Armani è stato un maestro dello stile e un simbolo del genio italiano nel mondo». Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio: «Icona e lavoratore instancabile, simbolo dell’Italia migliore. Con Armani se ne va un pezzo della nostra identità». Antonio Tajani, Ministro degli Esteri: «Un ambasciatore del Made in Italy. Ha saputo raccontare la nostra nazione con creatività e discrezione». Alessandro Giuli, Ministro della Cultura: «Ha trasformato l’eleganza in un linguaggio universale, riconosciuto ovunque». Matteo Salvini: «Un gigante che ha reso grande Milano e l’Italia». Elly Schlein: «Armani è stato più di un creativo: ha cambiato il nostro modo di pensare la moda e la cultura». Matteo Renzi: «Ha reso l’Italia riconoscibile nel mondo, non solo per la moda, ma per la capacità di trasformare un’idea in un sogno».

Il tributo della moda e delle star

Dal mondo della moda e dello spettacolo, le reazioni sono state unanimi e toccanti. Donatella Versace: «Il mondo ha perso un gigante. Giorgio era un amico, un ispiratore, un maestro». Valentino Garavani: «Abbiamo iniziato insieme, e insieme abbiamo visto la moda italiana conquistare il mondo. Un fratello, più che un collega». Anna Wintour, direttrice di Vogue: «Armani ha compreso come pochi il potere della sobrietà. La sua eleganza resterà per sempre». Ralph Lauren: «Un visionario che ha rivoluzionato il concetto stesso di bellezza. Per noi resterà un faro». Victoria Beckham: «Ho perso un amico. Giorgio mi ha insegnato che l’eleganza è semplicità». Julia Roberts: «Il mondo ha perso un uomo straordinario. Mi sento onorata di averlo conosciuto». Leonardo DiCaprio: «Un talento raro. Armani ha vestito sogni e realtà con la stessa grazia». Sophia Loren: «Ho perso un fratello. Giorgio era famiglia, era Italia». Kasia Smutniak: «La sua gentilezza… pura eleganza. Sono stata fortunata a conoscerlo. Mi ha plasmata come persona». Le sue creazioni hanno accompagnato red carpet memorabili e film iconici: Richard Gere in American Gigolo (1980), Julia Roberts in Pretty Woman (1990), Cate Blanchett agli Oscar. Ogni capo firmato Armani non era semplicemente un vestito: era una dichiarazione d’identità.

Milano in lutto: funerali e camera ardente

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha proclamato il lutto cittadino. La camera ardente sarà aperta sabato 6 e domenica 7 settembre presso l’Armani/Teatro in via Bergognone, la “casa” creativa dello stilista. I funerali solenni si terranno lunedì 8 settembre nel Duomo di Milano, alla presenza di capi di Stato, star internazionali e personalità della moda mondiale.

Un’eredità destinata a durare

Giorgio Armani ha creato un impero che oggi vale oltre 2,3 miliardi di euro di fatturato annuo, ma il suo vero lascito non si misura in numeri: si misura nella capacità di aver cambiato per sempre la percezione dell’Italia. Ha portato Milano sulla scena globale, l’ha trasformata nella capitale mondiale della moda e del design, e ha reso il Made in Italy sinonimo di qualità, innovazione e prestigio. Non era solo un designer: era un costruttore di futuro. La sua azienda, rimasta indipendente, continuerà a custodire il suo patrimonio creativo e a proiettarlo verso nuove generazioni di stilisti, imprenditori e sognatori.

Conclusione

Giorgio Armani non se n’è andato davvero. Vive nelle sue giacche senza tempo, nei tessuti che hanno fatto innamorare Hollywood, nei tagli perfetti che hanno ridefinito la moda contemporanea. Vive soprattutto nell’immagine di Milano e dell’Italia che ha regalato al mondo: elegante, sobria, potente. Come disse lui stesso: «L’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare». E Giorgio Armani sarà ricordato per sempre.


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