"Tre vite" di Gertrude Stein: la nascita del moderno nel quotidiano
E' un romanzo composto da tre ritratti femminili, ambientati nella working-class americana, che inaugurano una nuova forma di narrazione intima e sperimentale. Attraverso uno stile originale e ripetitivo, Stein esplora l’identità, la solitudine e la complessità emotiva con uno sguardo lucido e innovativo.

15 luglio 2025
Tre vite (1909), opera d’esordio di Gertrude Stein, rappresenta un momento di rottura nella narrativa americana di inizio Novecento. Scritto nell’epicentro dell’avanguardia parigina, il romanzo aspira a liberarsi dal naturalismo dominante e a esplorare nuove forme di rappresentazione del soggetto. Con uno stile ancora relativamente lineare ma già intriso di sperimentazione linguistica, Stein adotta una prosa ritmica, ripetitiva e ossessiva che anticipa i suoi successivi lavori più estremi. La struttura tripartita — tre racconti distinti ma legati da un’attenzione per le vite marginali — si ispira alla pittura di Cézanne, cui Stein rende omaggio attraverso la costruzione minuziosa delle psicologie e degli ambienti.
La quotidianità della buona Anna
La prima delle tre storie, La buona Anna, si apre con la descrizione di una minuta governante tedesca alle prese con la gestione della casa della paffuta Miss Mathilda. Anna è una figura energica, risoluta e piena di contraddizioni: rigorosa nei confronti degli animali, inflessibile con le domestiche che si susseguono, ma profondamente dedita alla sua padrona. Il racconto si sviluppa con uno sguardo ravvicinato e quasi implacabile, che segue Anna nella sua routine caotica, fatta di ordini, rimproveri, animali randagi da redimere e continui piccoli conflitti domestici. Stein costruisce così un microcosmo brulicante di voci, movimenti e tensioni.
Un nuovo sguardo sulle vite ai margini
Attraverso Anna, ma anche nelle successive storie di Melanctha e Lena, Stein porta in primo piano personaggi femminili appartenenti alla working-class, ponendoli al centro di un’indagine psicologica e sociale senza precedenti nella letteratura americana. Le protagoniste non sono eroine né simboli: sono donne ordinarie, ritratte nel flusso dei loro pensieri, desideri, fatiche quotidiane. La narrazione si fa strumento per esplorare identità complesse, senza indulgere nel sentimentalismo o nella denuncia morale, ma restituendo uno spazio autonomo al vissuto più semplice e reale.
Scrivere il cambiamento attraverso la forma
Il vero atto di rottura del libro risiede nello stile, nel modo in cui Stein plasma il linguaggio per riflettere il continuo formarsi dell’identità. Le ripetizioni, le circolarità, l’apparente staticità del racconto sono in realtà parte di una ricerca più ampia: rendere visibile la coscienza nel suo formarsi, cogliere il pensiero prima che si cristallizzi in convenzioni narrative. In questo senso, Tre vite è un’opera di passaggio, ponte tra la narrativa ottocentesca e le più radicali sperimentazioni moderniste. Già qui, in nuce, c’è la poetica che farà della Stein una delle figure più influenti dell’avanguardia letteraria del Novecento.
Federica Chimenti
Scheda libro
Titolo: Tre vite
Autore: Gertrude Stein
Traduttore: Giorgia Nepi
Editore: Elliot
Data di pubblicazione: 29 gennaio 2014
Lingua: Italiano
Formato: Copertina flessibile
Numero di pagine: 255
15 luglio 2025