"Storia universale dell’infamia": Borges e l’arte di raccontare il male come finzione perfetta

In Storia universale dell’infamia, Borges reinventa biografie criminali trasformandole in esercizi letterari di pura immaginazione. Tra crudeltà e invenzione, ogni racconto dissolve la realtà storica in una brillante superficie di immagini.

Jorge Luis Borges, con Storia universale dell’infamia, ci consegna un'opera sfuggente e affascinante, che mescola racconto, finzione e falsificazione con l’imperturbabile serenità di chi sa che la verità non è necessaria per cogliere l’essenza delle cose. Pubblicata per la prima volta nel 1935 e poi riproposta vent’anni dopo senza modifiche, la raccolta si apre con una sequenza di prose brevi ispirate a personaggi storici o semistorici, deformati dalla lente barocca dell’autore. L’intenzione non è raccontare la realtà, ma distillarne l’effetto, l’immagine, l’eco più inquietante. In queste pagine il crimine diventa esercizio letterario e il male si trasforma in stile.

L’atroce parabola di Lazarus Morell
L’avvio del libro è affidato alla figura di Lazarus Morell, forse il più emblematico tra gli “infami” scelti da Borges. Ambientata lungo le fangose sponde del Mississippi, la sua storia comincia nel segno dell’inganno e si sviluppa come una truffa a metà tra il pulpito e la palude. Ex predicatore, criminale organizzato e ambiguo redentore, Morell costruisce un piano spietato: promettere la libertà a schiavi disperati per rivenderli più volte, fino a liberarsene con una pallottola. Borges orchestra l’intero racconto come un crescendo di abiezione, in cui il riscatto non arriva mai e la redenzione è solo un’altra maschera del sopruso.

Violenza e illusione nel cuore dell’America
L’intero brano si nutre di contrasti: l’ipocrisia dei bianchi del Sud, la disperazione dei neri, la grandezza geografica del Mississippi che fa da sfondo a miserie umane e morali. Borges è chirurgico nel ridurre la complessità di vite e società a poche scene simboliche, a immagini che restano impresse più delle date o delle cifre. La storia di Morell è una parabola sull’illusione e sull’abuso del desiderio di libertà. L’intero meccanismo si regge su una promessa sempre disattesa, su una speranza usata come esca e poi negata con ferocia.

L’infamia come costruzione narrativa
Ma sotto la crudeltà e il cinismo, Borges suggerisce qualcosa di più ampio: l’instabilità della realtà, la relatività della verità storica, l’arte come travestimento. La precisione dei dettagli convive con la dichiarata manipolazione; la struttura da cronaca lascia spazio a un tono quasi lirico, intessuto di ironia nera. L’infamia, nella visione borgesiana, non è solo un fatto morale: è una forma di finzione, un dispositivo narrativo. E come tale, diventa arte. Un’arte che diverte, turba, e soprattutto non assolve.

Federica Chimenti

Scheda libro
Titolo: Storia universale dell’infamia
Autore: Jorge L. Borges
Traduttori: Vittoria Martinetto, Angelo Morino
Editore: Adelphi
Data di pubblicazione: 23 gennaio 2020
Formato: Copertina flessibile
Pagine: 116 
Lingua: Italiano

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