Il diavolo custode: la vita che resiste oltre il dolore

Racconta la storia di una donna che lotta contro un destino segnato dal dolore e dalla perdita. Attraverso la sua forza interiore, riesce a trovare speranza e redenzione anche nei momenti più bui.

Il diavolo custode di Philippe Pozzo di Borgo è un’autobiografia intensa e disarmante, capace di coniugare dramma, ironia e poesia. Pubblicato nel 2001 e arricchito da una prefazione aggiornata dopo l’uscita del film Quasi amici, il libro racconta la straordinaria storia vera dell’autore, aristocratico francese diventato tetraplegico a seguito di un incidente, e del suo incontro con Abdel, un ex detenuto algerino. Da questa relazione inaspettata nasce un legame profondo, turbolento e umanissimo, in cui la disabilità, il lutto e la solitudine si intrecciano con l’umorismo, la vitalità e la dignità della quotidianità condivisa. È un racconto senza retorica, scritto con lucidità e una scrittura che colpisce per la sua densità emotiva.

L’inizio tra il dolore e il silenzio
La narrazione prende avvio da una condizione estrema: la paralisi e la perdita dell’amata moglie Béatrice. Philippe si ritrova intrappolato in un corpo immobile e in un tempo che ha smesso di avere prospettive. L’inizio del libro è cupo e quasi claustrofobico, attraversato da un dolore fisico e morale costante, reso con precisione cruda e senza filtri. Attraverso ricordi, registrazioni vocali e frammenti sparsi di memoria, l’autore tenta di ricostruire una continuità esistenziale e di ritrovare senso nel presente. La scrittura stessa diventa un gesto di resistenza, un modo per affermare la propria voce in un mondo che tende a zittire chi soffre.

L’incontro che cambia tutto
Il cuore del libro è l’incontro con Abdel, il “diavolo custode”, un uomo lontanissimo per cultura, classe sociale e stile di vita. Il loro rapporto, inizialmente scontroso e sbilanciato, evolve in una dinamica di complicità reciproca che rompe gli stereotipi e ridisegna la relazione tra chi cura e chi viene curato. In un gioco continuo di ribaltamenti e provocazioni, Abdel riporta nella vita di Philippe un’energia brutale ma necessaria. Attraverso piccoli gesti quotidiani, battute taglienti e gesti imprevedibili, il badante restituisce al suo assistito una dimensione umana, fatta non solo di dipendenza ma anche di affetto, confronto e, sorprendentemente, leggerezza.

Corpo, dignità e umorismo come resistenza
Il libro è anche una lunga riflessione sulla condizione umana attraverso il corpo ferito e la memoria sensoriale. Pozzo di Borgo racconta senza pudori le umiliazioni fisiche, i dolori “fantasma”, la perdita del controllo e le frustrazioni di chi vive bloccato in un involucro che non risponde più. Ma è proprio da questa esposizione sincera che emerge una forma di resistenza: la capacità di ridere, di desiderare ancora, di amare con altri strumenti. L’umorismo, il ricordo della sensualità e l’ostinazione nel voler restare presente agli altri sono ciò che trasforma questa autobiografia in una testimonianza preziosa di vita, dove anche ciò che manca può diventare fonte di pienezza.


Scheda libro
Titolo: Il diavolo custode (Quasi amici)
Autore: Philippe Pozzo di Borgo
Traduttori: Donatella Brindisi, Tiziana Lo Porto, Marcella Uberti-Bona
Formato: Copertina flessibile
Data di pubblicazione: 9 febbraio 2012
Editore: Ponte alle Grazie
Lingua: Italiano
Pagine: 204



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