Lodi, il Festival della Fotografia Etica 2025 trasforma la città in capitale dell’immagine

Dal 27 settembre al 26 ottobre oltre 20 mostre, 150 fotografi da 40 Paesi e il World Press Photo: un mese per riflettere su diritti, memoria e ambiente attraverso lo sguardo della fotografia documentaria

Dal 27 settembre al 26 ottobre torna a Lodi il Festival della Fotografia Etica, pronto a richiamare migliaia di visitatori da tutta Italia. La sedicesima edizione si annuncia come la più ricca di sempre: oltre 20 mostre, quasi 150 fotografi da 40 Paesi e 5 continenti, e mille immagini esposte nei luoghi simbolo della città. Una rassegna che, come sottolinea il direttore Alberto Prina, «attraverso le immagini racconta questioni sociali spesso dimenticate, generando dialogo e creando ponti tra culture diverse. Il pubblico non è solo spettatore, ma parte attiva di una riflessione che riguarda diritti, dignità, ambiente e memoria. È in questo intreccio tra arte e impegno civile che il Festival trova la sua vera forza».

Il cuore pulsante resta il World Report Award – Documenting Humanity, che quest’anno premia il colombiano Federico Ríos con Paths of Desperate Hope, reportage sui migranti che attraversano il Darién verso gli Stati Uniti. Tra le altre categorie spiccano Diego Fedele per In The Shadow of a Deadly Sky sulla guerra in Ucraina, Loay Ayyoub per The Tragedy of Gaza, Md Zobayer Hossain Joati con We Live to Fight sul Bangladesh, e il potente scatto The Price of War di Afshin Ismaeli, vincitore della sezione Single Shot.

Accanto a queste opere, il Festival ospita ancora una volta il World Press Photo, unica tappa lombarda della storica rassegna internazionale, con oltre 150 scatti pubblicati da testate come The New York Times, Associated Press e TIME.

Molti i focus tematici. La sezione Uno Sguardo sul Mondo presenta The Dark Side of Fast Fashion di Magnus Wennmann, denuncia della moda veloce, e Sudan Under Siege di Giles Clarke. Lo Spazio Storia ricorda i trent’anni dal genocidio di Srebrenica, mentre Lo Spazio Outdoor ospita il fotografo del National Geographic Ronan Donovan, impegnato nello studio del rapporto tra uomo e lupi.

Il chiostro dell’Ospedale Vecchio diventa invece Spazio No Profit, con quattro progetti dedicati a sport inclusivo, apicoltura in Gambia, protesi in Iraq e crisi migratoria in Europa. A Palazzo Modignani, la sezione Le vite degli altri racconta storie di comunità e identità: dagli allevatori gallesi alle donne wrestler di Ciudad Juarez, fino ai ritratti della paternità universale.

Un tributo speciale celebra i 15 anni del World Report Award, con una mostra all’ex Chiesa dell’Angelo e un ciclo di proiezioni. Non manca il circuito diffuso FFE – OFF, che anima negozi, bar e spazi cittadini con esposizioni libere.

Il Festival non è solo esposizione ma anche formazione: visite guidate per scuole e università, laboratori per bambini, incontri con fotografi e momenti di approfondimento.

Grazie al sostegno del Comune di Lodi, del Ministero della Cultura, di fondazioni e partner privati, e con il contributo tecnologico di Epson e Fujifilm Italia, il Festival punta ancora più in alto, portando in città anche installazioni immersive e proiezioni su grande formato.

Con il coinvolgimento di Montanaso Lombardo, che ospita l’opera Elegia lodigiana di Gabriele Cecconi, la rassegna conferma la sua dimensione territoriale, aprendosi anche ai comuni vicini.

Biglietti giornalieri e abbonamenti consentono l’accesso a tutte le mostre, ad eccezione delle esposizioni nei giardini pubblici e a Montanaso Lombardo, a ingresso libero.

Per un mese Lodi diventa così capitale della fotografia documentaria, luogo dove immagini e storie si intrecciano per dare voce alle fragilità del presente e ai conflitti del mondo, ma anche alla capacità universale della fotografia di emozionare, ricordare e cambiare prospettive.
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