Fabio Mauri, l’oppressione in scena: la Triennale di Milano apre le celebrazioni del centenario

L’Associazione Genesi dedica a Mauri una mostra sul potere delle immagini e dei sistemi ideologici: opere iconiche dagli anni Sessanta ai Duemila

Milano rende omaggio a Fabio Mauri (1926–2009) con una mostra promossa dall’Associazione Genesi che inaugura le celebrazioni del centenario dell’artista, previste per il 2026. L’esposizione (3 dicembre 2025 – 15 febbraio 2026), allestita in Triennale Milano e curata da Ilaria Bernardi in collaborazione con lo Studio Fabio Mauri – Associazione per l’Arte L’Esperimento del Mondo e il relativo comitato scientifico, riporta al centro uno dei protagonisti più lucidi dell’avanguardia italiana del secondo dopoguerra, profondamente legato alla città dove soggiornò a lungo.

La rassegna mette a fuoco il tema dell’oppressione come chiave di lettura dell’intera opera di Mauri: un’indagine che attraversa cultura, identità e ideologia, e che interroga i meccanismi con cui la Storia – individuale e collettiva – condiziona corpi, linguaggi e immaginari. Fin dagli anni Cinquanta l’artista ha intuito l’ambivalenza dello schermo: soglia e filtro, superficie neutra e al tempo stesso dispositivo di proiezione e manipolazione, presagio di una “società dello spettacolo” divenuta oggi società dello screen. Dalla fine dei Sessanta il corpo diventa per lui archivio di memorie traumatiche e teatro di resistenza, anticipando questioni oggi centrali.

Il percorso riunisce un nucleo di opere storiche capaci di restituire l’attualità del suo sguardo: Amore mio (1970), installazione sul tema della morte raramente visibile in Italia dopo l’esordio a Montepulciano; Manipolazione di Cultura (1974) ed Europa bombardata (1978), che già nei titoli evocano forme di sopraffazione; I numeri malefici (1978), presentata alla Biennale di Venezia, dove l’errore di calcolo diventa metafora di responsabilità storiche. Tra i lavori successivi figurano Ricostruzione della memoria a percezione spenta (1988), Cina ASIA Nuova (1996) e Rebibbia (2007), che saldano la dimensione personale alle dinamiche politiche. Un itinerario che dialoga con una carriera segnata da mostre in Italia e all’estero e dalle partecipazioni a Biennale di Venezia (1974, 1978, 1993, 2003, 2013, 2015) e dOCUMENTA (13) (2012).

La mostra si inserisce nella linea programmatica avviata da Associazione Genesi – fondata nel 2020 da Letizia Moratti con la missione di educare ai diritti umani attraverso l’arte – che dal 2025 affianca alla Collezione Genesi una serie di monografiche dedicate ad artisti storicizzati capaci di anticipare le urgenze del presente. Dopo l’esordio con Louise Nevelson a Palazzo Fava (Bologna), l’appuntamento milanese con Mauri consolida questo orientamento.

Accanto all’esposizione, è previsto un programma pubblico con visite guidate, workshop e incontri in collaborazione con Università Cattolica, FAI, Gariwo – La foresta dei Giusti e Robert F. Kennedy Human Rights Foundation Italia, pensati per pubblici di tutte le età. Il primo appuntamento è fissato per mercoledì 10 dicembre alle 18, con Carolyn Christov-Bakargiev, presidente del comitato scientifico dello Studio Fabio Mauri, che presenterà in anteprima il Catalogo Generale edito da Allemandi e Hatje Cantz.

L’esposizione è accompagnata da un catalogo Silvana Editoriale con un saggio della curatrice, cronologia, schede e materiali d’archivio. Fondazione Cariplo, Eni e Intesa Sanpaolo sono main sponsor; Open Care, Hidonix e Start sostengono il progetto come sponsor tecnici. L’iniziativa segna l’avvio di un calendario dedicato al centenario che proseguirà con una grande retrospettiva al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, destinata a viaggiare al Mudam in Lussemburgo.

Con questa tappa, Milano riafferma il valore di un artista capace di leggere nelle immagini i dispositivi del potere. Le sue opere, tra etica e determinismo storico, restituiscono al pubblico la consapevolezza che memoria e coscienza critica restano gli antidoti più efficaci contro ogni forma di oppressione.
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