Il critico d'arte di oggi e di domani
Da Vittorio Sgarbi e Achille Bonito Oliva, uno sguardo sul critico d'arte del futuro

Vittorio Sgarbi e Achille Bonito Oliva Foto d'archivio. Credit: Porteno Press
Prendiamo spunto da un interessante articolo di Vito Ancona,
uscito su Artribune il 19 agosto 2024 per interrogarci sulla figura del critico d’arte di oggi e di domani. La
questione si pone dopo le due figure dominanti di Achille Bonito Oliva e
Vittorio Sgarbi: il primo, come scrive Ancona, ha intuito furbescamente che “il
critico è un amico degli artisti, un giocherellone che può supportarli e non metterli
in difficoltà… Il suo grande merito è stato di avere voluto essere una figura
libera, trasversale, che si è posta oltre il giudizio di giusto e sbagliato e oltre
le ideologie, favorendo una forte accelerazione delle arti contemporanee nella
loro sperimentazione e scollamento dal proprio tempo”. Il secondo, “oggettivo,
platonico, distaccato dagli artisti e anche un po’ temuto, meticoloso, dice
quello che pensa e il suo merito è indubbiamente quello di aver messo al primo
posto l’arte rispetto all’artista”. Bonito Oliva e Sgarbi, due figure dunque
diametralmente opposte del critico d’arte.
Già di suo, la figura del critico d’arte è scomoda perché
dovrebbe operare una scelta tra ciò che è arte e ciò che non lo è e orientare
il mercato di conseguenza. Oggi si sente sempre più spesso parlare di bellezza
in ambito artistico. Tuttavia, se ci guardiamo attorno, non tutta l'arte
contemporanea è bella, anzi! L'antica Grecia e il Rinascimento, in cui la Bellezza
era il paradigma dell’opera d'arte, la sua categoria estetica, sono lontani. Purtroppo,
l'arte contemporanea presenta ancora molti, troppi casi di provocazione del
tutto privi di senso in quanto ormai il contesto storico delle Avanguardie
risale a più di un secolo fa. Anche il Brutto è molto diffuso.
Inoltre, non vi è più uno stile comune di riferimento,
compreso anche dai “profani”. Ciascun artista procede liberamente per conto
proprio, esprimendo nelle proprie opere le sue emozioni, spesso con scarsa
consapevolezza del suo percorso e della sua poetica. Per tale ragione è
necessaria la figura del critico d'arte che, per prima cosa, sappia discernere appunto
ciò che è effettivamente grande da ciò che non lo è e poi sia in grado di
raccontare l’arte facendo vibrare l'anima di ciascuna opera attraverso le sue
parole, in modo da coinvolgere il grande pubblico. Lo spettatore, non più
disorientato di fronte a immagini e figure che non riesce a decodificare,
guarderà poi le opere con il proprio occhio, esteriore ed interiore.
Pensiamo che sia necessario sostenere gli artisti che
aspirano alla Bellezza e che forgiano opere dall'alto valore poietico e
simbolico. Ci riferiamo a quelle anime elette e dedite che sanno guardare
oltre, aprire scenari futuri, bucare il presente per lanciare uno sguardo
costruttivo e profetico verso il futuro. Le loro opere saranno dunque evocative
di una bellezza simbolica, non manifesta, ma da cercare, scoprire – una
Bellezza che coincide con il Bene. Questo perché le opere, una volta uscite
dall'atelier dell'artista, diventano pubbliche e dunque incidono sull'ambiente
circostante con la loro presenza. Pertanto, gli artisti devono avere una
responsabilità etico- estetica nei confronti e di se stessi e degli altri. Qui,
il ruolo del critico d'arte si fa particolarmente delicato, nel sostenere
alcuni artisti invece che altri. Nello stesso tempo può anche proporsi
l’intento pedagogico di indirizzare gli artisti, di portarli a riflettere sulle
loro responsabilità e quindi condurli ad assumere un’attitudine diversa nella
loro creatività.
L’arte è comunicazione di emozioni, sentimenti, valori, ma
va molto oltre, è molto più di questo. Il suo ruolo è molto più alto e nobile e,
nel nichilismo che segna il nostro tempo a partire dal Novecento e già dalla
fine dell’Ottocento con Nietzsche, è necessario esserne consapevoli.
Rilanciare l'arte, anche a livello di mercato, richiede
questa consapevolezza e questo entusiasmo da parte del critico, sia per poter
discernere tra le innumerevoli produzioni artistiche, sia per poter valorizzare
al massimo grado la potenza comunicativa, simbolica e valoriale delle grandi
opere d'arte.
Caterina Majocchi – counselor, critico d’arte
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