Il kryptoniano Superman è più umano che mai nel nuovo, travolgente, caotico universo cinematografico di James Gunn
Recensione del film Superman a cura di Jonathan Salea

26 luglio 2025

In pillole
Il Superman di James Gunn si presenta visivamente accattivante e animato da buone intenzioni, ma naufraga in una sceneggiatura debole, confusa e spesso ingenua. Nonostante un protagonista credibile e un cast affiatato, il film fatica a trovare una direzione chiara e cede alla superficialità e all’eccesso. Un’occasione sprecata per rilanciare in grande stile l’eroe simbolo del fumetto mondiale, che qui resta sullo sfondo, spettatore più che motore della sua stessa storia.
Teaser ufficiale
Superman - La recensione
Ogni volta che un nuovo film su Superman viene annunciato il pubblico di tutto il mondo reagisce con cauto ottimismo poiché, in fin dei conti, si tratta del supereroe originale, la base sulla quale tutti gli altri sono stati creati o ispirati e, di conseguenza, tutti i film basati su questo genere di fumetti.
Superman di Richard Donner, interpretato egregiamente da Christopher Reeve, non fu la prima incarnazione del kryptoniano sullo schermo ma fu il film che fece credere al mondo che ‘un uomo può volare’. Quello mostrato era un Superman giusto, buono, ottimista e gentile ma pur sempre quasi invincibile.
Anni dopo, sempre sul grande schermo, Bryan Singer diresse il sottovalutato Superman Returns in cui Brandon Routh, per molti aspetti simile al suo predecessore, riprendeva la storia originale di Superman di Donner. Il film, molto stilizzato come altri cinecomics dell’epoca, era fondamentalmente più intimista, più personale e autoriale seppur rimanendo un film d’azione a tutti gli effetti. Routh, come Reeve, seppe immedesimarsi verosimilmente nei panni dello stoico Kal-El, o Superman, e in quelli del suo impacciato ma adorabile alter ego, Clark Kent.
Non passarono molti anni prima che Warner Bros. rimpiazzasse Singer e Routh dopo il mediocre successo al botteghino di Superman Returns. Lo studio, che deteneva i diritti cinematografici di DC, con l’aiuto dell’acclamatissimo Christopher Nolan, puntava a un Superman più realistico, forse più cinico e meditabondo, più divino, dai poteri spettacolari e pressoché invincibile. Zack Snyder, forte dei suoi successi in precedenti action epici come 300 e Watchmen, fu scelto per la regia e Henry Cavill vestì i panni più moderni del supereroe originale che, nel film Man of Steel, aveva appena scoperto la sua vera missione ‘messianica’, accettata con tutti i dubbi e le riserve del caso. Con tutti i suoi difetti lasciò la critica divisa ma, in quanto ad azione, era irreprensibile.
Con la creazione del nuovo DC Studios, dopo il fallimento dell’ufficioso DCEU (l’alternativa DC a Marvel e al suo MCU), il suo direttore creativo James Gunn decise di prendere le redini e dirigere lui stesso il Superman uscito nelle sale nel luglio del 2025. Lo scopo del film non era necessariamente incassare cifre astronomiche ma ridare lustro a un pantheon di supereroi dopo un decennio di flop continui, almeno dal punto di vista della critica e, molto spesso, degli incassi: l’obiettivo di Gunn, dunque, era indicare la direzione, la coerenza strutturale e il tono generale per tutti i progetti futuri dello Studio da poco creato.
Per il ruolo di Superman fu scelto David Corensweat, attore poco conosciuto ma apprezzato in film come Pearl e Twisters. Rachel Brosnahan, la talentuosa Signora Maisel, divenne la nuova Lois Lane, intrepida giornalista e interesse romantico del supereroe. Il poliedrico Nicholas Hoult fu scelto per lo spaventoso ruolo dello spietato arcinemico Lex Luthor.
Il cast, colmo di eccellenti attori coesi da una grande chimica, e la regia del capace Gunn facevano ben sperare in un film eccezionale, epico, ma non necessariamente inaccessibile a chi è poco avvezzo ai fumetti.
La tragedia, tuttavia, è che questa nuova incarnazione, non per colpa delle eccezionali interpretazioni o della produzione impeccabile, è blanda, sciocca, ingenua, mal scritta e, peggio ancora, estremamente, aggressivamente mediocre.
Andiamo per ordine: il film è diretto in modo molto divertente da Gunn, veterano di anni nell’universo Marvel come regista della trilogia de I Guardiani della Galassia. È perfettamente in grado di creare mondi intriganti e fantastici, ricchi di umorismo e sensibilità. Sa gestire un cast variegato, un team di supereroi o antieroi buffi, strampalati ma fondamentalmente, se non buoni, non per forza malvagi.
In Superman, tuttavia, l’unità del team è molto debole, almeno in apparenza. Soprattutto, per molta parte del film, Superman stesso (che, in tutta onestà, è interpretato eccezionalmente da Corensweat) non è il fuoco principale della trama o, almeno, lo è spesso marginalmente, lasciato in panchina per dare spazio alla divertente e carismatica Justice Gang, soprattutto al suo leader Guy Gardner (Nathan Fillion) e l’incredibilmente piacevole Mister Terrific (Edi Gathegi), oltre che all’odio folle dell’esasperatamente e quasi comicamente malvagio Lex Luthor e i suoi scagnozzi. È un Superman apparentemente debole che incassa e perde tanto ma attacca molto poco e, spesso, in modo ingenuo, spericolato, incurante del peso delle sue azioni sul resto del mondo con la banale motivazione che, in fin dei conti, sta solo facendo del bene.
La sceneggiatura, tuttavia, è ciò che più lascia a desiderare: dialoghi innaturali, non solo per i personaggi da cui vengono pronunciati, cercano di esporre malamente le origini di questo nuovo mondo supereroistico; i buchi logici e di trama permeano il film dall’inizio alla fine, rendendolo un colabrodo incongruo e superficiale che fa acqua da tutte le parti.
Inoltre, per via della scelta temporale del film, si parla troppo poco di questo universo o dello stesso Superman/Clark Kent che, almeno in teoria, dovrebbe essere il vero protagonista della storia. Tuttavia, la curiosità dura poco poiché i personaggi hanno lo spessore del mantello di Superman.
Senza entrare nei dettagli, molte delle scelte dei protagonisti sono così inverosimili, così sciocche che è impossibile prenderle davvero sul serio. I pochi, veri colpi di scena sono assolutamente prevedibili e funzionano solo come catalizzatori di una narrazione altrimenti bloccata, MacGuffin da due soldi dalle ovvie conseguenze.
Senza entrare in discorsi non necessariamente cinematografici, il film non è forzatamente politico ma prende alcune posizioni e ne ha tutto il diritto: il problema, tuttavia, è che sono estremamente improbabili, ingenue, frivole, affrontate da Gunn in modo blando, prive di alcuna profondità, lasciando perplesso chiunque voglia rifletterci un momento.
Superman di James Gunn vuole trasmettere messaggi positivi e ottimisti ma lo fa in maniera goffa, banale e, salvo per l’ottima regia, in modo così mediocre da crollare sotto il minimo scrutinio.
Le buone intenzioni non bastano a rimpiazzare una sceneggiatura confusa, caotica, strapiena di situazioni insensate e personaggi assolutamente piacevoli ma ridotti a brevi apparizioni e che spesso riempiono la scena solo per creare confusione e distrarre dai rari momenti di vera conversazione e onestà intellettuale.
Non sarebbe corretto paragonare questo Superman alle sue trasposizioni precedenti o alle sue origini fumettistiche: il film deve essere giudicato sulla base di ciò che offre allo spettatore e nient’altro. Ciò nonostante, il primo film del DCU offre poca sostanza, banalità, spettacoli senza senso, rischi prevedibili e inutili, il tutto fortunatamente confezionato in un pacchetto piacevole, visivamente ben prodotto ma che, alla fine, non lascia niente su cui meditare, intrattiene i sensi ma non la ragione, come un circo, e questa è la sua colpa peggiore poiché è inconcepibile rendere mediocre il più grandioso supereroe di tutti i tempi, per quanto colorato e travolgente possa essere.
Jonathan Salea
26 luglio 2025