Il Moncalvo. Arte, fede e sentimento nella Controriforma Piemontese

Nel quattrocentesimo anniversario della morte di Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo, Palatium Vetus ad Alessandria ospita una mostra che celebra il maestro della pittura sacra post-tridentina. Un percorso affascinante tra dipinti, affreschi e disegni che raccontano il linguaggio del sentimento religioso nell’Italia del Seicento, con uno sguardo anche alla sua bottega e alla figlia Orsola Maddalena.

Ad Alessandria, gli spazi del Palatium Vetus si sono trasformati in un vibrante omaggio a uno dei più significativi pittori piemontesi del tardo Cinquecento e primo Seicento: Guglielmo Caccia, meglio conosciuto come il Moncalvo. La mostra, intitolata "Il Moncalvo e la sua bottega. Movimento e sentimento nella Controriforma", è stata inaugurata lo scorso 7 marzo 2025, in occasione del quattrocentesimo anniversario della sua morte (1625). L’esposizione è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo, e con la Consulta per la valorizzazione dei beni artistici dell’Alessandrino. Il progetto curatoriale è firmato da Mariateresa Cairo, Vittoria Oneto e Liliana Rey Varela.
La mostra propone un’ampia immersione nell’universo artistico del Moncalvo, attraverso oltre quaranta opere, alcune delle quali inedite. La versatilità e la perizia dell’artista in differenti tecniche sono valorizzate mediante oli su tavola, oli su tela, affreschi staccati (come la Nascita della Vergine) e disegni. Undici di queste provengono dalla collezione d’arte della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, incluse preziose tavolette come Il Riposo durante la fuga in Egitto e L’Assunzione della Vergine. Le altre provengono da chiese delle diocesi di Alessandria, Casale e Tortona, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e da collezioni private.

Il percorso espositivo segue le principali tappe della carriera del Moncalvo, con particolare attenzione al suo legame con il territorio alessandrino e piemontese. È posta enfasi sul rapporto con la sua bottega e con la figlia, Orsola Maddalena Caccia, offrendo un confronto tra i rispettivi stili. L’evoluzione artistica di Caccia è visibile nelle varie fasi della sua produzione, con mutamenti stilistici e cromatici ben documentati. Esemplare è il confronto tra due dipinti di Tobiolo e l’Angelo: uno, giovanile, dalla Cattedrale di Alessandria; l’altro, maturo, dalla Cattedrale di Tortona. Altri capolavori in mostra includono la ricchissima Natività di San Giovanni Battista dall’oratorio di Casalcermelli e l’affresco su tela della Natività della Vergine, conservato presso la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, che dialoga con un disegno correlato proveniente da una collezione privata.
Una sezione speciale è dedicata a Orsola Maddalena, con opere autonome e realizzate con il padre, tra cui spiccano l’imponente Annunciazione della Cattedrale di Alessandria e l’Adorazione dei pastori dalla chiesa di San Siro a San Salvatore Monferrato. L’esposizione si sviluppa su due piani del Palatium Vetus, in armonia con le opere del Moncalvo già presenti nella collezione permanente, inclusa l’Ascensione del Crivelli.
Un tema portante della mostra è l’influenza della Controriforma (o Riforma Cattolica) sull’arte sacra. Il Moncalvo viene presentato come interprete esemplare dei principi post-tridentini: le sue opere, lontane dalle complicazioni del manierismo, si caratterizzano per un linguaggio visivo familiare, diretto, incentrato sulla rappresentazione di sentimenti primari, come suggerivano teorici quali Gabriele Paleotti e il cardinale Carlo Borromeo. Le figure femminili – Sante, Immacolate Concezioni, putti biondi e maestosi angeli – esprimono appieno questo “movimento e sentimento” che toccava profondamente i fedeli del tempo e continua a coinvolgere anche il pubblico contemporaneo. Particolarmente affascinante è la sezione dedicata alle figure femminili, che unisce armonia, proporzione e un sottile influsso manierista.

La mostra è anche un importante momento di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico. Numerose opere in precario stato conservativo sono state restaurate per l’occasione, grazie al sostegno della Consulta per i Beni artistici dell’Alessandrino e della Fondazione. Tra queste, si segnalano Tobiolo e l’Angelo, di proprietà della Diocesi di Alessandria, esposto sin dall’inaugurazione, e L’Assunzione della Vergine di Castelletto Monferrato, della Diocesi di Casale Monferrato, che sarà presentata al termine del restauro nel corso della mostra.
L’iniziativa si estende al territorio alessandrino e oltre, valorizzando l’opera diffusa del Moncalvo. A tale scopo è stato installato un totem informativo con indicazioni sulle opere presenti in luoghi difficilmente accessibili. Inoltre, un sito web dedicato e un tavolo touch screen all’ingresso del Palatium Vetus offrono una mappa multimediale e informazioni dettagliate per la creazione di itinerari personalizzati, approfondendo l’opera del pittore attraverso le nuove tecnologie. La mostra è visitabile gratuitamente ogni sabato e domenica, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19.

Guglielmo Caccia, il Moncalvo: maestro della fede e dell’armonia pittorica

Nato a Montabone il 9 maggio 1568 e morto a Moncalvo il 13 novembre 1625, Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo, deve il suo soprannome al borgo in cui trascorse la maturità artistica e concluse la sua esistenza. Allievo di Giovanni Francesco Biancaro, è oggi considerato il più autorevole interprete dell’arte della Controriforma in Piemonte, al punto da essere definito il “Raffaello del Monferrato”.
La sua carriera ebbe inizio nel contesto casalese attorno al 1585, con le prime opere eseguite a Guarene. Il 6 novembre 1589 sposò Laura Oliva, figlia del pittore Ambrogio Oliva. Già nei primi anni ’90 mostrò interesse per la scuola vercellese, evidente nella Crocefissione del 1593 per la parrocchiale di Calliano e negli affreschi realizzati al Sacro Monte di Crea e a Candia Lomellina. L’acquisto di una casa a Moncalvo nel dicembre 1593 segnò il suo trasferimento definitivo e l’inizio di un intenso periodo creativo.
Il suo stile si evolse rapidamente, anche grazie a un possibile viaggio a Bologna per studiare le opere giovanili dei Carracci, da cui derivarono cromie più trasparenti e un maggiore approfondimento emotivo, come si nota nella pala del 1595 per la parrocchiale di Grana. Il successo di questa nuova maniera si diffuse rapidamente in tutto il Piemonte.

Tra il 1605 e il 1608, fu attivo a Torino nella galleria del Palazzo Reale, voluta da Carlo Emanuele I, in collaborazione con Federico Zuccari. Sebbene molte di queste opere siano andate perdute, è documentato che Caccia fu co-protagonista del progetto. Parallelamente, realizzò affreschi a Casa Tizzoni di Vercelli con temi mitologici e importanti opere religiose, come la Natività del Battista per la Confraternita di San Giovanni a Casalcermelli e la Natività della Vergine, originariamente nel convento della Misericordia a Cuneo, oggi conservata presso la Fondazione Cassa di Risparmio della città.
Tra il 1613 e il 1615, lavorò a Novara (chiesa di San Marco), a Monza (Duomo, Decollazione di San Giovanni Battista) e in diverse chiese milanesi, tra cui Sant’Alessandro in Zebedia, San Barnaba e San Paolo Converso, in collaborazione con l’architetto Lorenzo Binaghi. Dal 1614 al 1619 risiedette a Pavia, dove eseguì il ciclo delle Sibille per Santa Maria di Canepanova e la pala di Sant’Anna per la chiesa del Carmine. Tra le sue opere più importanti, si segnala la Deposizione dalla Croce nella Basilica di San Gaudenzio a Novara.
La fase milanese lasciò un’impronta duratura nel suo stile, portandolo verso una maggiore raffinatezza ed eleganza tardo-manierista, anche grazie al confronto con artisti come Cerano, Morazzone e Procaccini.
Negli ultimi anni, tornato a Moncalvo, la sua produzione fu sempre più condivisa con la figlia, Orsola Maddalena Caccia, pittrice di grande talento. Nel 1625, poco prima della sua morte, ottenne l’autorizzazione per la fondazione di un convento delle Orsoline a Moncalvo, dove entrarono quattro delle sue figlie, inclusa Orsola Maddalena. Nonostante i problemi di salute che ne limitarono l’attività, Caccia lasciò un’eredità artistica vasta e intensa, capace di tradurre la fede in immagini cariche di emozione, immediatezza e bellezza. Le sue opere continuano ancora oggi a parlare con forza al cuore degli osservatori.

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