Napoleone
Di tutti gli autori che hanno trattato la vita del famoso condottiero Napoleone Bonaparte, forse il più attendibile è proprio il suo contemporaneo Alexandre Dumas. Nel romanzo Napoleone, l’autore del Conte di Montecristo riversa una fedele vita del “piccolo caporale”, ripercorrendo proprio tutte le sue tappe; parte dalla Corsica, attraversa il periodo imperiale e termina la sua opera là dove finì la vita stessa di Napoleone, a Sant’Elena.
La descrizione della vita di Napoleone è precisa e puntuale. Le battaglie hanno costituito forse la maggior parte della sua esistenza, e Dumas le riporta con grande dovizia di particolari, ma altrettanto entusiasmanti risultano gli aneddoti personali della sua vita quotidiana, soprattutto quelli dell’infanzia, che aiutano il lettore a capire come lo spirito del geniale condottiero fosse in gestazione nel corpo di Bonaparte già dalla tenera età.
Come spiega Riccardo Reim nella sua introduzione, nonostante l’avvento napoleonico avesse portato alla miseria il padre dell’autore, già generale dell’esercito repubblicano in Italia e in Egitto, Bonaparte è e resterà fino alla fine l’eroe di Dumas. Solo la parentesi dell’esilio definitivo a Sant’Elena mostra un misero imperatore dei francesi, sminuito dai carcerieri inglesi che non accettano la sua visione del mondo, e che, temendola acriticamente, lo umiliano fino al suo ultimo respiro con l’appellativo di “mostro”; questo è l’unico tassello dell’opera che sembra discordare dal registro tenuto da Dumas in tutto il libro, un registro incalzante, deciso e coinvolgente, esattamente come si presentava la Grande Armata durante la marcia.