Gerardo Dottori, l'ultimo futurista
Un grandissimo protagonista dell'arte internazionale, perugino. Un talento a volte dimenticato proprio perchè fu artista e futurista coerente. Gerardo Dottori merita sicuramente una riscoperta approfondita, magari partendo proprio dalle opere che ha lasciato nel territorio: Campignano, Monte Vibiano, Marsciano.
Sarebbe impossibile scrivere una storia del futurismo senza far
comparire la figura di Gerardo Dottori. Eppure la sua è stata una figura
restata spesso di sfondo, e la spiegazione più semplice di questa
sottovalutazione è che il segno della sua carriera è stato la coerenza,
una qualità che nella storia del novecento non sempre ha pagato.
Dottori nasce nel 1884 in una famiglia popolare perugina, quattro fratelli, dimostrando fin da piccolo doti artistiche. Orfano di padre, in adolescenza un po’ fa il commesso e un po’ frequenta la Accademia di Belle Arti Vannucci. L’arte di Dottori è istintivamente futurista, partendo dal divisionismo e sporcandosi appena della venatura milanese quando, Gerardo, si trasferisce studiando e decorando i palazzi della rampante borghesia meneghina.
Gerardo Dottori nel primo novecento diventerà uno dei perni del pensiero futurista, seguendone il destino compresa la grande guerra combattuta da volontari.
Da artista coerente, rifiutò spesso onorificenze accademiche, esattamente come rifiutò di cambiare la sua appartenenza artistica quando il futurismo attraversò le disgrazie della storia, decadendo.
Lui resterà sempre profondamente futurista, esattamente come è stato profondamente umbro. Il legame di Dottori con Perugia sarà sempre profondo. Basterà ricordare la realizzazione della sala da tè del Bar Ricci, realizzate nel 1923, o l’allestimento del ristorante futurista dell’Altro Mondo. Alla fine degli anni venti Dottori troverà l’espressione definitiva elaborando il “Manifesto dell’aereopittura”, regola sottolineata poi nel 1941 dal “Manifesto dell’aereopittura umbra”.
Ecco, da questo momento l’umbria diventerà ancor più, oltre che sua terra natale, anche “cuore” della sua arte. La raffigurazione e interpretazione del mondo visto dall’alto, incarna un futurismo non solo come “macchina” ma anche come domanda di una poesia interiore. Insomma, Dottori è un grande artista umbro da rivendicare e un po’ da riscoprire, magari partendo dal suo ampio archivio, dai suoi scritti, dagli schizzi delle sue opere visitabili presso il Museo Civico di Perugia (previo appuntamento). Dottori, che si misurò anche con l’arte sacra, nella sua pittura esprime un profondo legame coi toni dei suoi luoghi: che sono Perugia, il Trasimeno, zone che dopo il 1939 più lascerà, fino al 1977, quando si spegnerà nella sua casa di Viale Pellini.
In Umbria le opere di Gerardo Dottori decorano:
Compignano - Chiesa S. Crocifisso
Compignano - Palazzo Corneli
Monte Vibiano Vecchio - Chiesa S.Maria Assunta
Monte Vibiano Vecchio - Palazzo Cesari Tiberi
Marsciano - Palazzo Battaglia
Marsciano - Villa Cavalletti (ex Cruciani)
Dottori nasce nel 1884 in una famiglia popolare perugina, quattro fratelli, dimostrando fin da piccolo doti artistiche. Orfano di padre, in adolescenza un po’ fa il commesso e un po’ frequenta la Accademia di Belle Arti Vannucci. L’arte di Dottori è istintivamente futurista, partendo dal divisionismo e sporcandosi appena della venatura milanese quando, Gerardo, si trasferisce studiando e decorando i palazzi della rampante borghesia meneghina.
Gerardo Dottori nel primo novecento diventerà uno dei perni del pensiero futurista, seguendone il destino compresa la grande guerra combattuta da volontari.
Da artista coerente, rifiutò spesso onorificenze accademiche, esattamente come rifiutò di cambiare la sua appartenenza artistica quando il futurismo attraversò le disgrazie della storia, decadendo.
Lui resterà sempre profondamente futurista, esattamente come è stato profondamente umbro. Il legame di Dottori con Perugia sarà sempre profondo. Basterà ricordare la realizzazione della sala da tè del Bar Ricci, realizzate nel 1923, o l’allestimento del ristorante futurista dell’Altro Mondo. Alla fine degli anni venti Dottori troverà l’espressione definitiva elaborando il “Manifesto dell’aereopittura”, regola sottolineata poi nel 1941 dal “Manifesto dell’aereopittura umbra”.
Ecco, da questo momento l’umbria diventerà ancor più, oltre che sua terra natale, anche “cuore” della sua arte. La raffigurazione e interpretazione del mondo visto dall’alto, incarna un futurismo non solo come “macchina” ma anche come domanda di una poesia interiore. Insomma, Dottori è un grande artista umbro da rivendicare e un po’ da riscoprire, magari partendo dal suo ampio archivio, dai suoi scritti, dagli schizzi delle sue opere visitabili presso il Museo Civico di Perugia (previo appuntamento). Dottori, che si misurò anche con l’arte sacra, nella sua pittura esprime un profondo legame coi toni dei suoi luoghi: che sono Perugia, il Trasimeno, zone che dopo il 1939 più lascerà, fino al 1977, quando si spegnerà nella sua casa di Viale Pellini.
In Umbria le opere di Gerardo Dottori decorano:
Compignano - Chiesa S. Crocifisso
Compignano - Palazzo Corneli
Monte Vibiano Vecchio - Chiesa S.Maria Assunta
Monte Vibiano Vecchio - Palazzo Cesari Tiberi
Marsciano - Palazzo Battaglia
Marsciano - Villa Cavalletti (ex Cruciani)