A Palazzo Bocconi a Milano cinque artisti contemporanei a confronto

Apre oggi i battenti una nuova mostra di arte contemporanea, dopo il grande evento per i 40 anni di ArteFiera Bologna, coronato dall’elevato numero di presenze: 58.000 visitatori, a testimonianza del fascino della contemporaneità sul pubblico, e 2000 opere di arte moderna e contemporanea in mostra e/o vendita.

Ernesto Morales

Ernesto Morales

Nella splendida cornice di Palazzo Bocconi, a Milano, va in mostra The Path, un viaggio tra onirico e surreale , che vede messi a confronto cinque artisti contemporanei, di cinque nazionalità diverse e di culture e generazioni altrettanto diverse. Le loro opere, in conversazione in un’unica collettiva, daranno vita a un dialogo fra stili e linguaggi, fra arte e pensiero, arte e vita molto diversi fra loro.

Ernesto Morales, artista di nazionalità argentina che nasce a Montevideo nel 1974, e che lavora fra Europa e Sud America, artista migrante, in costante movimento fisico e dello spirito, rappresenta l’onirico, con le sue grandi opere sull’equinozio.

In particolare Morales pensa a quello primaverile, quando il buio notturno cessa di dominare e, in un estremo momento di equilibrio, si prepara a lasciare il posto a una luce diurna rigeneratrice e portatrice di vita.

Un momento paradigmatico di passaggio, considerato da tutte le culture antiche un giorno dall’ancestrale valore magico. Mai come in questi ultimi lavori il concetto del passaggio, determinante nella poetica dell’artista, trova un’ampiezza di significato e una varietà semantica così rilevanti.  Il passaggio inteso come spostamento, migrazione, si configura in una tensione evidente verso il cosmo, un elemento che affascina Morales fin dall’infanzia, e si tramuta nel desiderio ideale di un viaggio siderale.

Ma il passaggio è anche inteso come soglia, come il punto temporale in cui avviene una trasformazione, sia essa biologica, mistica o alchemica, in un ciclo che è alla base di ogni concetto di rinascita e che è un cardine imprescindibile della cultura sudamericana e di numerose dottrine cultuali, filosofiche ed esoteriche dell’antico Mediterraneo e dell’Oriente.

Morales dunque ripresenta simboli e archetipi universali di tradizioni arcaiche, come l’araba fenice e l’uovo cosmico, associati a Flora, dea dell’antichità romana, includendoli nella sua personale riflessione sul concetto di trasformazione. Nuvole e spirali di fumo sono contemporaneamente vorticosi petali di rose; candidi fiori si stanno trasmutando in cigni; sul mare infinito il sole dorato e le nere tenebre si bilanciano perfettamente in una contrapposizione di opporti che generano nuovi cicli vitali. Morales non coglie lo scorrere del tempo, bensì ne fissa l’attimo eterno del passaggio di stato, l’istante in cui avviene la metamorfosi.

Si tratta di un nuovo ciclo anche nell’opera dell’artista, che passa da paesaggi reali e talvolta onirici dei lavori precedenti a un nuovo percorso lavorativo e di vita, una nuova sensibilità che vede l’emergere di una pittura dorata.

Un’altra dei cinque artisti è l’italiana, sarda di nascita, Viola Vistosu, che nei propri lavori è partita dall’osservazione di sé, del proprio volto, primo elemento con il quale produrre una serie di autoritratti, per poi volgere lo sguardo verso l’esterno.

Il peregrinare in giro per il mondo come modella, in una fase di pausa dalla produzione artistica, le ha permesso di osservare, conoscere ed apprendere, tanto da diventare fonte inesauribile di ispirazione, la stessa che le fa guardare alla vita con profonda meraviglia.

Il teatro, la scultura, la poesia, la prosa, sono per Viola Vistosu nutrimento essenziale sia per la mente che per la produzione delle proprie opere. Sospesi fra sogno e realtà i suoi dipinti stillano immaginazione e riempiono lo sguardo di colori, dove il sogno e tutto ciò che di surreale vi è in esso, costituiscono lo spessore emotivo dei suoi dipinti.

L’onirico e il surreale sono elementi intrinseci della sua arte: ella si serve del disegno per esprimere un concetto profondo e spesso frustrante, tramite simbolismi, simili per concetto agli arcani maggiori dei tarocchi, dove anche l’immagine dell’acqua o il verde erba di un campo rappresentano una lettura ben precisa. La Vistosu ama rappresentare tali simbolismi sotto forma di elementi naturali della flora e della fauna della sua isola, con la quale intesse un legame profondo e viscerale, tanto da dare vita alla maggior parte delle suggestioni presenti nei suoi quadri. In essi presenta l’Isola anche per ciò che è nel profondo: un tripudio di musiche ancestrali, di costumi variopinti, di segreti, di rituali ,di leggende e di fertilità.

La terza artista presente nel dialogo fra opere è Marcella Bonfanti, artista Cilena, con studi e ricerche effettuati in Cile e perfezionati all’Accademia di Brera a Milano. La sua ricerca artistica si basa sul paradosso degli opposti, dell’intero come opposto al frammentario, sull’oggetto e i suoi elementi costitutivi. Ogni cosa che viene quindi presentata come l’insieme dei suoi elementi costitutivi, dopo essere stata scomposta fin quasi alla molecola. Il suo tessuto pittorico è il risultato di un lavoro lungo e meticoloso, che parte dalla fotografia e arriva appunto alla frammentazione dell'immagine nelle sue parti costitutive, trasformandola in un simbolo, in una particella visiva che porta un sigillo; ogni reticolo porta scolpito in rilievo con la materia pittorica, l'idea della immagine completa, ogni frammento indica una parte del tutto. La composizione è una somma di miniature, il reiterare e ritessere l'immagine iniziale, una sequenza di elementi indispensabili raggruppati in una trama e che mirano a suscitare la riflessione, a sottolineare il contrasto e il chiaroscuro.

L'intreccio di ogni icona all'interno dei tasselli/pixel (costruiti col gesto della pennellata) riporta alla genesi dell'immagine nella fotografia.

Due artiste animano la mostra con le loro fotografie: la prima è Lorenza Daverio, che da anni collabora con molti teatri quale fotografa di scena: le sue fotografie evocative restituiscono suggestioni forti dei momenti inscenati da registi e da attori recitanti di copioni drammatici, e rivelano i segreti dell’estetica dietro l’apparenza di immagini che bloccano in un istante il fluire della vita e lo rendono eterno, in un mondo onirico sospeso fra reale e onirico, in una proiezione fiabesca dell’esistenza.

Infine incontriamo le opere di Nika Furlani, fotografa triestina, giovanissima, con alle spalle concorsi in Italia e all’estero, le cui grandi stampe fotografiche rappresentano un mondo onirico di proiezioni su corpi nudi, in un’espressione personalissima del rapporto fra uomo e natura. Grandi stampe tutte da vedere.

La mostra sarà inaugurata questa sera alle 18,30 e rimarrà aperta in permanenza fino al 27 febbraio in Corso Venezia, 48, a Milano. Un’occasione unica per mettere a confronto artisti giovani di provenienze e culture diverse e che indagano il rapporto fra uomo e natura e fra realtà e sogno, fra vita e sogno.


Esposizioni a confronto
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