I ritratti di Aster Pol al MONO Bar di Milano: l’arte incontra i "MONOtypes"
Al MONO bar di Milano, in via Lecco, zona Porta Venezia, uno dei cuori pulsanti della vita notturna milanese, sono in mostra i quadri di Paolo Paludetti, in arte Aster Pol, illustratore e artista emergente che si propone essenzialmente come ritrattista in questa sua personale.
Aster Pol propone, in questa personale, ritratti di persone che posano su uno sfondo comune: la tappezzeria
anni Sessanta del MONO bar, che diventa non solo luogo espositivo,
bensì anche parte costituente del progetto stesso, creando un trait d'union fra i diversi quadri, un tratto che non solo coloristicamente e stilisticamente detta la cifra della collezione, ma che rende visibile il fil rouge comune ai personaggi ritratti: il loro appartenere a un'unica comunità, quella di amici, conoscenti, frequentatori dello stesso milieu, nonostante la loro unicità, evidenziata dal titolo della mostra, MONO types, tipi unici.
Tramite l’accentuazione di alcuni tratti somatici o delle espressioni dei soggetti dipinti, Aster Pol ritrae e rappresenta l’intimo sentire e la personalità delle persone che oggi vivono nei suoi quadri.
Il progetto verrà esposto in parte in questa prima tappa della mostra personale, in parte in un secondo momento, nella primavera prossima.
Aster Pol ci ha offerto la sua visione della pittura e dei ritratti in particolare
“La pittura come
mezzo artistico, nonostante la sua tanto decretata morte, sembrerebbe più viva che mai anche dal punto di vista dell’interesse dei fruitori d’arte.”, ci
ha detto, e come testata culturale che si occupa spesso di arte contemporanea
ci trova molto d’accordo.
-Raccontaci un po' della tua storia.
-Aster Pol: “La mia storia vive di pochi sussulti e grida: molti anni fa, negli
anni novanta, assecondando una certa naturale inclinazione e soprattutto l’amore per la pittura,
decido di iscrivermi, senza avere una formazione scolastica precedente di questo
genere, al corso di pittura dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Frequento e completo il mio corso con
entusiasmo ma con parecchia auto severità. L’Accademia svecchia e
sprovincializza parecchie mie idee sull’arte ma, ahimè, accentua la mia
considerazione del talento da coltivarsi soltanto se davvero forte e legato a
qualcosa di veramente nuovo da dire. Decido quindi che manterrò vivo il mio
interesse per l’arte ad libitum come fruitore ma, dopo una parentesi come
illustratore per riviste letterarie e qualche esposizione collettiva accanto a
nomi importantissimi del panorama del fumetto e dell’illustrazione, smetto, per
una scelta precisa. Per tale ragione, gli anni a venire non mi vedranno più
pittore o disegnatore. “
-Dopo aver visto i quadri in mostra, non possiamo che augurarci che la ritrovata vena creativa venga coltivata e apprezzata dai più, e, dato che Paolo si definisce un “entusiasta di ritorno del disegno e della pittura” , gli abbiamo chiesto che materiali e tecniche preferisca utilizzare nei suoi ritratti e nei suoi quadri in generale.
-Aster Pol: “Dipingo
quasi esclusivamente su supporti tradizionali, prediligo la tavola sulla quale
uso indifferentemente olio o acrilici (sono questi ultimi quelli utilizzati per
la serie in mostra), ma ho una grande fascinazione per il segno, quindi matite
e la tanto bistrattata penna. Sogno l’acquerello, tecnica stupefacentemente
efficace quando utilizzata con maestria e poesia.”
-Quelli in mostra oggi sono tutti grandi ritratti di forte impatto, sia per le
espressioni dei soggetti, sia per i colori quasi violenti
utilizzati. È una scelta stilistica o piuttosto rappresenta il carattere,
la soggettività, l'inquietudine dei soggetti?
-Aster Pol: “Desideravo che questi miei primi ritratti, realizzati davvero dopo
molto tempo di pressoché totale inattività, avessero quasi un sapore
“confessionale”, ma vivo e forte, i colori di sfondo, ad esempio sono nati come
elemento unificante, richiamano il tono e i motivi vintage della tappezzeria
del locale. Quindi ho voluto “spezzare” l’apparente “MONO”tonia del fondo, del
modulo ripetuto (e che poi ho scelto di velare, di rendere appena visibile)
stagliandoci contro e piuttosto nettamente la figura.”
-Le tue opere nascono d'impulso o piuttosto richiedono tempo e conoscenza del
soggetto?
-Aster Pol: “Sono tutti ritratti proposti, in molti casi commissionati per
appartenere alla persona ritratta, alcuni di persone che conosco molto bene e
che mi sono intime, altri di sconosciuti, la cui estraneità ha finito per
diventare una piccola sfida, e non tanto per un discorso di somiglianza, quanto
per quello di “catturare” elementi propri, qualcosa che richiamasse la
personalità anche soltanto in un elemento specifico.
È questa la ragione per cui ho voluto realizzare personalmente gli scatti
fotografici fra i quali ho poi scelto quelli che mi colpivano maggiormente. In
entrambi i casi, ho cercato di lavorare piuttosto velocemente, dal punto di vista
della resa “psicologica”. Il tempo e la conoscenza permettono di stabilire una
dimensione intima parallela a quella della normale frequentazione. La sfida
nasce da questo: cogliere qualcosa in uno sguardo alieno, non conosciuto può
diventare interessante, lasciar spazio al mio punto di vista o osservazione
utilizzando di soggetti che conosco uno stato d’animo apparentemente non
dominante o evidente di primo acchito.”
-Che cosa aggiunge la pittura nel campo dei ritratti alla fotografia? Che
cosa cerchi di cogliere nei soggetti che ritrai ?
-Aster Pol: “Aggiunge la grande possibilità che ti regalano il limite (un ritratto
non piacerà sempre a tutti, ognuno lo vedrà con occhio e atteggiamento
differenti) e l’implausibilità del tuo stesso sguardo, anche del non esserne
totalmente soddisfatto..”
-Infine hai in programma altre mostre?
-Aster Pol: “Per il momento la seconda parte di MONOtypes, ritratti di una fauna
notturna piuttosto variegata che è simbolo certo non autoghettizzante, anzi,
quasi di community - ci sono spesso legami fra queste persone - che ama
ritrovarsi e in qualche modo “appartenere” a un luogo fisico. Ma realizzata con
tecnica e supporti diversi.
In futuro mi piacerebbe inserire la figura in contesti maggiormente
concettualizzati, legati a un’idea: ho qualche progetto di cui parlerò molto volentieri in seguito, appena l’avrò meglio focalizzato.”