Halloween: una festa con radici antiche
Ma Halloween che reale legame ha con Ognissanti e la festa dei defunti?
E’ un dato di fatto che che negli ultimi anni anche l’Italia è diventata una società multirazziale e multiculturale, e dovrà imparare ad accogliere tradizioni e usanze altrui, pur nel profondo rispetto delle proprie radici culturali, e oggi vogliamo analizzare il perchè della festa di Hallowe’en e comprendere che legami ha con le antiche culture presenti sul suolo italiano.
Oiche Shamhna (pronunciato I-ha Hau-na) è la notte di Samhain (pronunciato Sauen), ed era, nell’antico calendario celtico, il capodanno: l’inizio dell’inverno e dell’oscurità. Tale data cadeva il 31 ottobre, la notte che precede Ognissanti, e Hallowe’en è una contrazione di All Hallows Eve, letteralmente la vigilia di Ognissanti.
Per i Celti, popolazione con cui ebbe inizio questa celebrazione, il ricordo dei defunti era molto importante e nella notte del 31 Ottobre i morti sarebbero potuti tornare nei luoghi che freuqntavano da vivi. In loro onore venivano tenute celebrazioni gioiose.
Questo era anche il periodo in cui si celebrava la fine del raccolto e l’inizio del periodo in cui l’oscurità prevaleva sulla luce.
Nella notte del 31, secondo la tradizione di epoche antiche, circolavano, insieme alle anime dei defunti amati in vita, per i quali vigeva la tradizione di preparare le loro cose preferite, fossero una pipa pronta per essere fumata, un bicchiere di vino o il loro cibo preferito, anche anime cattive, spiriti e folletti, a seconda della tradizione locale.
Tali personaggi rapivano i bambini belli e buoni, e da qui nacque la tradizione di travestirsi con maschere e costumi spaventosi, per nascondere i bambini dai rapitori malvagi e per spaventarli e tenerli lontani.
Inoltre si accendevano delle candele, poste all’interno di rape scavate per l’occasione: il biancore delle rape diveniva spettrale con una candela all’interno, e l’effetto finale era quello di un teschio o di un fantasma, che aiutava a tenere lontani gli spiriti malvagi.
Nel tempo, poi, la rapa è divenuta una zucca, simbolo ormai universale di Jack-O-Lantern, una leggenda che si è inserita sulle tradizioni precedenti.
Jack-O-Lantern sarebbe infatti lo spirito perennemente vagante di un imbranato irlandese di nome Stingy Jack (Jack il Micragnoso). Jack era un giocatore d’azzardo e un ubriacone e quando aveva bevuto ne combinava di tutti i colori. Una notte di Hallowe’en, mentre era ubriaco, invitò il diavolo a bere con lui in casa sua e, non contento di ciò, fece con lui una scommessa: scommise che il diavolo non sarebbe riuscito ad arrampicarsi sull’albero di fronte a casa. Naturalmente, il diavolo vi ruscì con facilità, ma Jack fu lesto a incidere sulla corteccia una croce che, in quanto simbolo sacro, impediva al diavolo di scendere. Jack promise di liberarlo se il diavolo avesse promesso di non tentarlo più (secondo altre versioni, di lasciarlo vivere ancora). Il diavolo accettò. Quando, anni dopo, Jack morì, non potè entrare in Paradiso a causa dei suoi vizi da vivo, ma fu respinto anche dall’Inferno, perchè il diavolo volle vendicarsi del tiro mancino che Jack gli aveva giocato. Gli diede però un tizzone ardente col quale illuminarsi il cammino. Jack mise il tizzone in una rapa svuotata per farlo durare più a lungo e cominciò a vagare nell’oscurità. Ogni notte di Hallowe’en, da allora, Jack torna a vagare per il mondo con la sua brace ardente, oggi racchiusa in una zucca.
Ma da dove arriva la tradizione di girare di casa in casa per “Dolcetto o scherzetto?”, “Trick or Treat?”.
Sembra derivare dalla pratica medievale del souling, ovvero la questua del giorno di Ognissanti, quando i poveri andavano di porta in porta a mendicare qualcosa da mangiare per il banchetto dei morti, in cambio di preghiere per i defunti il giorno successivo, dedicato al loro culto. Una pratica originaria della Gran Bretagna e dell’Irlanda, anche se abitudini simili per le anime dei defunti si ritrovavano nel resto dell’Europa, estendendosi a sud fino a comprendere anche l’Italia. Shakespeare la menziona in “I due gentiluomini di Verona”, del 1593, quando Speed accusa il suo padrone di “piagnucolare come un mendicante a Hallowmas” (il giorno di Ognissanti).
Per il resto si deve ricordare che sembra che i Celti, chiamati Galati dagli antichi greci, siano originari dell’odierna Ucraina, dalla quale partirono migliaia di anni fa, per conquistare mezza Europa. E sotto il nome generico di Celti si fa riferimento normalmente a un insieme di popoli diversi, per esempio i Britanni, i Pannoni, i Galli: popoli questi accomunati dal lingua e religione.
Nel periodo del loro massimo splendore (IV e III sec. A.C.) si diffusero in tutta l’Europa, dalla Gran Bretagna alla Spagna, all’Italia, fino all’Anatolia (odierna Turchia). A quei tempi erano appunto noti anche come Galati, ai quali si rivolge, fra l’altro, l’apostolo Paolo in una delle sue lettere. Nel 386 a.C. erano così forti da osare dichiarare guerra a Roma e hanno fatto storia le parole “Vae Victis” pronunciate da Brennus, il loro terribile capo. Ricordiamo anche la bellissima statua del Galata Morente conservata in Campidoglio a Roma.
Dunque i Celti come presenza storica importante nel territorio italiano, che conservò a lungo le celebrazioni di Samhain, con la fine del raccolto e l’inizio dell’inverno. Tradizione su cui poi si innestarono, come abbiamo visto, in altri luoghi o in altri tempi, usanze diverse: Jack-O-Lantern e la questua.
Gianbi :
Finalmente conosciamo l'origine di questa ricorrenza da sempre identificata come "americana"! Gli americani senza Europa cosa sarebbero? perché dobbiamo sempre identificarci come loro colonia? | sabato 31 ottobre 2015 12:00 Rispondi