Sapienza, ingegno, passione: la cultura del fare
Nell’era delle reti telematiche, riguarda, e competerà soprattutto alla capacità degli adulti, di trasmettere alle nuove generazioni i tanti pregi e le opportunità delle professioni legate al lavoro artigianale, che da sempre hanno rappresentato, in Italia particolarmente, la spina dorsale dell’economia, e che ora rischiano di scomparire per sempre. Nell’oblio di un diffuso disamore.
Da sempre l’uomo ha “catalogato” in qualche modo il suo rapporto con la materia, la sua capacità di trasformarla e plasmarla. Se vogliamo partire però dall’anima moderna, dobbiamo fare riferimento alla Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers pubblicata in Francia tra il 1751 e il 1757 da un gruppo di intellettuali francesi sotà to la direzione Denis Diderot e Jean-Baptiste Le Rond d'Alembert. E’ un’opera monumentale, costituita da scritti e illustrazioni, in grado di definire un linguaggio universale: il mondo delle materie prime naturali e l’universo dei manufatti creati e impiegati dall’uomo attraverso la loro trasformazione. Trasformare, “coltivare”, dal latino colere ovvero cultura, termine che, nella nostra civiltà occidentale è divenuto erroneamente sinonimo di conoscenza di quanto scritto nei libri, ma dove, al contrario, esso racchiude in se quel bagaglio di sapienza e di pratica acquisita e trasmessa di generazioni in generazioni.
L’ingegno, il talento, la creatività dell’uomo ha saputo comprendere l’immensa ricchezza naturale del mondo e, comprendendolo, l’ha modificato. Riusciamo a tradurre la nostra comprensione in sapere consolidato e in azioni concrete che divengono tecnica, opera d’arte, manufatto, cultura: solide manifestazioni dell’intelligenza individuale e della libertà che riesce a cambiare, per lo più in meglio, il mondo e la nostra esistenza in esso. Opera d’arte dunque, che può essere percepita anche sotto l’aspetto di una professione, di un’antica tradizione tramandata e svolta secondo metodologie e canoni codificati nel tempo. Così percepito, il lavoro artigianale, sviluppato come attività specializzata sin dalle antiche “corporazioni” medioevali, assume la valenza di arte nel momento in cui l’unicità dell’oggetto, si conforma alla tradizione e ai concetti fondamentali della “regola d’arte”. Ogni manufatto, artistico, tecnologico, o semplicemente utile, presuppone un progetto, uno scopo e di conseguenza un'intelligenza capace di attività creativa; dal punto di vista psicologico i manufatti sono pertanto oggetti prima cognitivi, poi concreti; esso è un oggetto la cui forma è giustificata dalla prestazione cui è destinato, ancor prima della sua effettiva realizzazione, cioè materializza la finalità preesistente da cui ha tratto origine. Dentro un tronco di legno, pochi grammi d’oro, una rigida barra di ferro o un delicato ricamo intessuto, la mente e la mano dell’uomo hanno saputo immaginare, progettare, costruire, modificare, plasmare la materia fino a renderla parte integrante, non più soggettiva, ma di una collettività condivisa e distribuita, sociale, economica, scientifica o tecnologica del tempo, trasformando sovente la realtà circostante, grazie alle innovazioni apportate. Attraverso la crescita evolutiva, la tecnica e l’esigenza quotidiana, l’uomo ha saputo sviluppare abilità cognitive, manuali e creative sempre maggiori, che lo porterà alla costruzione di utensili e manufatti più complessi e articolati.
In questo senso la manualità di ogni singolo individuo/artigiano, diventa una virtù aggiunta al manufatto, la passione per un lavoro accurato, la creatività, il talento, il design al servizio dell’utilità e dell’intera collettività, per cui “nulla di grande è stato compiuto nel mondo senza passione” (Georg W.F. Hegel.)
Legno, carta, filato, argilla, metalli preziosi, ferro, cuoio, vetro: la materia come punto di partenza, come tutto ciò che occupa uno spazio, atomi e molecole che aggregandosi tra loro danno vita a strutture e materiali diversi e che insieme, hanno disegnato il percorso creativo dell’uomo.
Arte, Anima della Materia, insomma. A ribadire che, prima della rivoluzione industriale d’inizio ‘900, tutta la produzione manifatturiera era affidata all’ingegno, alla manualità e alla passione di uomini e donne. La sfida, oggi, per l’economia, per il nostro Paese e la nostra anima evoluta, nell’era delle reti telematiche, riguarderà e competerà soprattutto la nostra capacità di adulti, di trasmettere alle nuove generazioni i tanti pregi e le opportunità delle professioni legate al lavoro artigianale, che da sempre hanno rappresentato, in Italia particolarmente, la spina dorsale dell’economia, e che ora rischiano di scomparire per sempre nell’oblio di un diffuso disamore.
Legno, carta, filato, argilla, metalli preziosi, ferro, cuoio, vetro: la materia come punto di partenza, come tutto ciò che occupa uno spazio, atomi e molecole che aggregandosi tra loro danno vita a strutture e materiali diversi e che insieme, hanno disegnato il percorso creativo dell’uomo.
Arte, Anima della Materia, insomma. A ribadire che, prima della rivoluzione industriale d’inizio ‘900, tutta la produzione manifatturiera era affidata all’ingegno, alla manualità e alla passione di uomini e donne. La sfida, oggi, per l’economia, per il nostro Paese e la nostra anima evoluta, nell’era delle reti telematiche, riguarderà e competerà soprattutto la nostra capacità di adulti, di trasmettere alle nuove generazioni i tanti pregi e le opportunità delle professioni legate al lavoro artigianale, che da sempre hanno rappresentato, in Italia particolarmente, la spina dorsale dell’economia, e che ora rischiano di scomparire per sempre nell’oblio di un diffuso disamore.