Si fa presto a dire Dio
Il saggio di Paolo Scarpi, edito per i tipi di Ponte alle Grazie, ben si inserisce nel quadro della produzione storico-religiosa della scuola italiana inaugurata da Pettazzoni e che ha avuto in De Martino il suo massimo esponente.
Scritto con linguaggio piano e accessibile anche ad un pubblico non specialistico, è una buona introduzione alle complesse questioni religiose che vengono talora solo accennate e talaltra ben delineate grazie alla ripetizione di schemi lineari. Se, talvolta, questa ripetitività può apparire un po’ pesante, salaci punte polemiche rintuzzano lo stupore e la brama di conoscenza del lettore introducendo motivi di discussione e, a volte, inducendo spunti di disaccordo con l’autore che certo non indietreggia davanti alla discussione.
Già il sottotitolo del libro invoglia al dibattito: riflessioni per un multiculturalismo religioso. In definitiva il libro è un saggio agile che presenta molti punti di interesse: è, insomma, una buona introduzione agli studî storico-religiosi che fornisce la possibilità di iniziare a riflettere sulle religioni e sugli dei come cuore pulsante di un archetipico universo simbolico – tutto da indagare – che rappresenta l’intera attività umana. Questi simboli religiosi – “la religione riposa sulla distinzione essenziale dell’uomo dalla bestia; le bestie non hanno religione. […] L’essere dell’uomo in ciò che lo distingue dalla bestia è non solo il fondamento, ma anche l’oggetto della religione. L’essenza dell’uomo in generale.” affermò Feuerbach – sono fondamentali nell’indagine relativa al rapporto tra sé e l’altro e, soprattutto, al rapporto più problematico, violento e sofferto fra sé e sé.