Claudio Baglioni: chiamala se vuoi... poesia

Prendiamo “Fotografie”, il testo di Claudio Baglioni, è una canzonetta o qualcosa di più?
Dice un vecchio adagio, che un paesaggio può essere descritto o da una guida turistica o da un poeta ma non è la stessa cosa, basta leggere l’incipit dei “Promessi Sposi” per rendersene conto. Così, il poeta può anche scegliere di descrivere una parabola sentimentale attraverso la lettura di un album di fotografie

Fare di una storia d'amore una sequenza di immagini è una scelta artistica coraggiosa già difficile nell’intuizione, se poi l’autore è in grado di renderla una scrittura poetica che si lega perfettamente ad una melodia musicale, diventa un’opera assolutamente unica…

Già, descrivere poeticamente la malinconia di un amore non è lo stesso gesto di cantare Fuck you. Così, fotografie di Claudio Baglioni (il cui testo qui riportiamo) è la tipica dimostrazione di quanto negli ultimi decenni una certa musica possa anche scrivere una degna letteratura. Siamo certi che su questo accostare Baglioni ai letterati moltissimi avranno da dire, ridere e contestare ma lo stesso “Fotografie” di Claudio Baglioni secondo noi è un testo che merita per tutti una rilettura e (sempre secondo noi) altro che esser solo una canzonetta… come cantava tanti anni fa un Edoardo Bennato

FOTOGRAFIE

Un azzurro scalzo in cielo
il cielo matto di marzo e di quel nostro incontro
al centro tu poggiata sui ginocchi
e il vento sui capelli e sui tuoi occhi

Qui l'ombra cade giù dalla tua mano
un orizzonte di cani abbaia da lontano
tu aggrappata alla ringhiera
di una tenera e distratta primavera

Pomeriggio lento e un po' svogliato
maggio è andato via, un dito sotto il mento
e gli uccelli fuggono infilando il verde dove la
città si perde

Sopra un foglio di carta vetrata
luglio e tu sdraiata tu, sporca di baci e sabbia
a cercar le labbra smisurate dell'estate sulle mie

In quest'altra stiamo insieme
come ridi di gusto e fino a soffocarti
io stringevo agosto e te
vedendoti con gli occhi miei per non scordarti

E ancora tu tra file di alberi
che cuciono colline di uva bianca
tu sei stata un giorno intero a bere vino
e un contadino col bicchiere in mano lì vicino

Foglie arrugginite in fondo al viale
e nuove voglie e tu sei venuta male
la tua faccia un po' tirata e una risata senza più
allegria e incoscienza

L'aria acerba della domenica mattina
sopra l'erba  tu e lacrime di brina
guance colorate mentre sbucci arance e stupide bugie

Resta li
non muoverti
sorridi un po'
adesso voltati
fai così
appoggiati
non dire no
amore guarda qui

Gennaio e il fiato grosso scalda le parole
il sole andava giù cielo di marmo rosso
tu un po' nera contro quella sera che scavava il
nostro addio e scappava

La pioggia fina salta sopra i marciapiedi
noia moschina e tu guardi ma non vedi
che è finita e tra le dita non ci sono che fotografie

Un azzurro scalzo in cielo
il cielo matto di marzo e di quel nostro incontro
al centro tu poggiata sui ginocchi
e gli occhi miei per sempre nei tuoi occhi
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