Micorriza: il nuovo Festival dell'arte e della cultura a San Giuliano Milanese

il 21 e 22 giugno si è svolto il Festival dell'estate 2025, "Micorriza", dove arte e cultura si sono intrecciati intrecciano nei giardini di un posto da sogno: l'incantevole Rocca Brivio. Ce ne parla la curatrice Zena Santoro

Al microfono Zena Santoro curatrice della Mostra

Al microfono Zena Santoro curatrice della Mostra

Il folto pubblico

Il folto pubblico

Il festival che nasce con l’estate
Il 21 giugno, solstizio d’estate e data simbolica per la nascita dell’associazione culturale Artemisia, ha preso vita il Festival dell’Arte e della Cultura 2025 – Micorriza. L’evento, presentato nella suggestiva cornice di Rocca Brivio a San Giuliano Milanese, rappresenta la prima edizione di un progetto ambizioso, nato dalla volontà di rendere l’arte e la cultura accessibili, vive e condivise. A raccontarne il senso è stata Zena Santoro, presidente di Artemisia e curatrice della manifestazione. Il festival è frutto della collaborazione tra l’associazione Artemisia e RoccaBrivio ETS, ed è il risultato concreto del lavoro collettivo di una rete umana e professionale che crede nella cultura come bene comune.


Lo staff che ha partecipato all'organizzazione

Lo staff che ha partecipato all'organizzazione

Rocca Brivio: bellezza storica da riscoprire
Non è solo una location: Rocca Brivio è cuore pulsante del festival. Questa storica dimora diventa spazio culturale e simbolo da valorizzare, grazie ad allestimenti che ne incentivano la frequentazione e la cura da parte della cittadinanza. L’obiettivo è promuovere la cultura nei suoi molteplici linguaggi, riconoscendo il valore dei luoghi come contenitori di memoria e possibilità. L’iniziativa si prefiggeva di stimolare un senso di appartenenza e coinvolgimento attivo, attraverso attività culturali capaci di trasformare la Rocca in un laboratorio di idee. Un modo per rilanciare il patrimonio storico come luogo vivo, generativo, da proteggere e abitare collettivamente.
La partecipata presentazione

La partecipata presentazione

Micorriza: metafora di relazioni umane e culturali
Il cuore simbolico della manifestazione è stata la mostra Micorriza, ispirata al complesso sistema simbiotico tra funghi e piante. Un’immagine potente, scelta per raccontare il valore delle connessioni umane e culturali. Come in natura, anche nell’arte e nella società, i legami sotterranei spesso invisibili sono quelli che nutrono e danno vita. Il festival si è basato su questo principio: costruire una rete di collaborazioni tra artisti, professionisti e pubblico. Lontano da percorsi lineari e logiche individualistiche, Micorriza ha invitato a pensare alla cultura come un organismo collettivo, dove ogni elemento è diverso ma parte di un tutto. Come ha ricordato Zena Santoro: «Ogni autore, artista e professionista che ha scelto di partecipare al festival per realizzarlo, ha messo a disposizione le proprie competenze, investito il proprio saper fare e le proprie energie a favore "di uno stare bene condiviso" ed evidentemente perché crede che questa umanità sia bellissima».

Fuori dal mercato dell’arte, dentro la vita
Uno dei tratti distintivi del festival è stata la sua natura radicalmente indipendente. È un evento autogestito, autofinanziato, gratuito e aperto a tutti. Non cerca profitto, ma significato. Il pubblico che ha partecipato è stato  eterogeneo: persone di ogni età e provenienza che si ritrovano accomunate dalla voglia di esplorare nuovi linguaggi artistici, letterari e scientifici. L’inclusività non è uno slogan ma una pratica concreta. Artemisia ha voluto costruire un’esperienza dove non conta il curriculum, ma la volontà di contribuire, condividere e creare. È un atto di fiducia nella cultura come forma di cittadinanza attiva e nello stare insieme come antidoto alla solitudine sociale.
Una rete di artisti per un pensiero collettivo
La prima edizione del Festival è nata dal sogno condiviso di molte persone provenienti da tutta Italia – da Roma a Venezia, da Milano a Piacenza – che hanno deciso di mettere in comune talento e competenze. Nessuno ha lavorato per lucro o tornaconto personale, ma per il piacere di dare vita a qualcosa che fosse bello e “nutriente” per tutti. Ogni artista e professionista ha offerto gratuitamente il proprio sapere, le proprie energie e la propria presenza. Un gesto che, come ha ricordato Zena Santoro, si ispira al principio «imparare a fare le cose per niente», espresso dallo psichiatra Massimo Fagioli. Un atto politico e poetico insieme.

Un nuovo modo di pensare le mostre
Micorriza non è stata una mostra convenzionale. Non segue una cronologia, non propone una narrazione unica. Piuttosto, è un mosaico di esperienze e visioni che convivono in un’unica installazione collettiva. La sfida, ha sottolineato Santoro, è offrire al pubblico un’esperienza libera e non preconfezionata, che stimoli il pensiero critico e la capacità di leggere il mondo da più prospettive. Gli ospiti scelti per il Festival di quest'anno sono rappresentativi di un cambiamento innovativo del linguaggio artistico, del pensiero scientifico e di quell'originale proposta di fare ricerca su connessioni significative tra l'arte, la scienza e l'essere umano. In un tempo dominato dall’iperconnessione e, paradossalmente, dall’isolamento, il festival propone un modello alternativo di relazione e dialogo. Non esiste una direzione obbligata: ogni visitatore è invitato a cercare la propria traiettoria, il proprio legame con le opere e con gli altri. 

La Micorriza ci svela il segreto di un’altra natura: quella umana
Il titolo della mostra è un invito poetico a osservare la natura e, attraverso essa, riscoprire l’essenza dell’umano. La micorriza diventa simbolo di una socialità profonda, fondamentale per il benessere collettivo. È un messaggio potente: l’essere umano, come la natura, è creativo, libero e predisposto alla cooperazione e quindi alla salvaguardia della socialità. Il festival è quindi anche un’occasione per riflettere su ciò che ci lega agli altri e al mondo, sul valore della ricerca condivisa e sull’importanza di immaginare insieme nuovi modi di vivere la cultura. Un invito a coltivare, come radici invisibili, relazioni autentiche e vitali. Zena Santoro conclude l’inaugurazione esplicitando il senso della Micorriza in questa edizione: «Essa innanzitutto vuole parlare di una realtà non frammentata e quindi del pensiero di una socialità non disgregata. Vuole raccontare che l'essere umano è bello e soprattutto che nasce libero. Il segreto che ci svela la micorriza, forse, è che la natura umana è originariamente integra, creativa e predisposta alla salvaguardia della socialità».

Associazione Artemisia

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