Crociate moderne
Il 27 novembre 1095 papa Urbano II indice la prima crociata. Da quel giorno in poi, i destini di Europa e Medio Oriente non saranno mai più slegati. Il cristiano mette piede in casa del musulmano, convinto che essa gli appartenga. Il musulmano risponde con le armi decretando l’inizio di un conflitto a sfondo religioso, il cui termine è ancora oggi poco definito.
È una disputa tra dèi che oggi, nove secoli dopo il suo avvio, fa pagare lo scotto per essersi mescolata troppo con gli interessi politici ed economici. Il primo conto salato risale all’11 settembre 2001. Il secondo al 13 novembre 2015, data della strage di Parigi, l’attacco terroristico in cui hanno perso la vita 132 persone, mentre molte altre sono rimaste ferite in modo grave, lottando tra la vita e la morte.
Spari ed esplosioni hanno generato terrore e panico per le vie della capitale francese. Colpiti bar, ristoranti, un teatro e persino lo stadio di calcio. Un totale di sei attentati diversi, i cui bersagli sono stati giovani, famiglie, coppie che stavano passando un tranquillo venerdì sera all’ombra della Tour Eiffel.
Anche questa volta, come avvenne nella redazione parigina del giornale satirico Charlie Hebdo, la firma è quella dell’ISIS. Lo Stato Islamico aveva originariamente perpetrato i primi attacchi nel cuore dell’Europa per vendicare le vignette che ritraevano Maometto e Allah in contesti comici, ma il disegno più ampio che vi sta dietro è sempre il medesimo: la sottomissione del mondo all’Islam. Sono passati secoli dalla prima espansione musulmana, eppure il leitmotiv che sembra animare certe sacche culturali mediorientali continua a ripetersi. Quello in questione è un Islam complesso, di difficile comprensione, che ha spaccato la comunità musulmana globale in due fronti opposti, quello dei “moderati” che condannano ogni tipo di violenza in nome di Allah e quello degli integralisti “tagliagole” che decorano con la loro religione la nuova jihad.
A pochi giorni dalla strage parigina, l’Europa piange i suoi morti ed è sempre più consapevole di essere nel mirino di ulteriori attentati terroristici. Ora sorgono i dubbi, gli interrogativi: quali saranno i prossimi bersagli? Quanto sangue sarà versato ancora? Quando finirà tutto questo? E soprattutto come si è giunti a tutto ciò?
Se sulle prime tre domande purtroppo non è possibile fare una stima o dare dei dati precisi, possiamo quantomeno provare a darci una spiegazione sui motivi che hanno scatenato questo odio.
Per far questo, da Parigi è necessario spostarsi in Medio Oriente, terra da sempre afflitta da numerose guerre e contenziosi spesso di carattere economico, religioso e politico. In particolare bisogna focalizzare la nostra attenzione sulla Siria, in cui da più di quattro anni è cominciato un conflitto che non vede via d’uscita e che ha finora mietuto più di 200.000 vittime e milioni di profughi in fuga dal paese.
Tutto ha inizio nel Marzo 2011, quando il popolo siriano scende in piazza, manifestando contro il presidente Bashar al-Assad, la cui famiglia governa Damasco dal 1971. Lo stato è retto da una vera e propria dittatura: impedimento della libertà di parola, censura dei media, eliminazione del dissenso sono alcune delle misure adottate dal regime nei confronti della popolazione. I siriani chiedono al governo delle riforme, ma queste non vengono accolte dal presidente, che anzi, decide di reprimere con la forza i manifestanti, dando vita a duri scontri che in breve sfociano in una guerra civile. I dimostranti, infatti, dopo le repressioni passano alla lotta armata creando un vero e proprio esercito: la FSA (Free Sirian Army). A loro si uniscono altri due gruppi di oppositori: il Fronte al-Nusra e lo Stato Islamico (ISI). Entrambe puntavano ad eliminare la dittatura di al-Assad e proclamare uno Stato Islamico in Siria.
La guerra civile richiama subito l’interesse delle super potenze che decidono di schierarsi chi a favore (Russia, Cina, Iran e Venezuela) chi contro (USA, Francia, Gran Bretagna e Turchia) il regime di al-Assad.
Le forze anti-dittatura acquisiscono sempre più affiliati, diventano sempre più potenti, arrivano a conquistare Raqqa, città della Siria che tuttora è la loro roccaforte.
Al Fronte al-Nusra si unisce un’altra forza oppositrice: lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, meglio conosciuta come ISIS, gruppo di matrice islamica nato agli inizi degli anni 2000 durante la Guerra in Iraq. Le forze di al-Assad continuano a perdere territori, che man mano vengono conquistati dalle truppe contrapponenti.
Il 29 giugno 2014 l’ISIS proclama la nascita del Califfato, azione che porta gli Stati Uniti, la Francia, la Gran Bretagna e la Turchia, che prima appoggiavano la loro causa, a scagliarsi duramente contro di loro. Infatti tre mesi dopo, l’alleanza guidata dagli USA ha cominciato una serie di bombardamenti sui territori conquistati dall’ISIS. Il dittatore al-Assad con l’appoggio dei nuovi alleati, può sperare di riconquistare i territori perduti.
Il conflitto è tuttora in atto, e dopo i fatti di Parigi, la Francia ha deciso di far pagare caro l’affronto all’ISIS. Il 15 Novembre, due giorni dopo gli attentati, ha cominciato a bombardare Raqqa e le altre zone del Califfato. Colpendo la Francia, l’ISIS ha voluto dimostrare che la Siria non è l’unico stato coinvolto in questo conflitto, ma lo sono tutti i paesi che hanno deciso di schierare delle truppe partecipando a questa guerra, come è stato dimostrato dalle testimonianze dei sopravvissuti alla strage di Parigi. Infatti, alcuni di questi affermano che gli è stato chiesto dai terroristi se immaginavano anche solo lontanamente le condizioni dei siriani, coinvolti in una guerra lunga quattro anni, costretti a fuggire dal loro paese. Inoltre, lo stesso presidente al-Assad ha rilasciato una dichiarazione in cui affermava: “La Francia ha conosciuto quello che noi viviamo in Siria da cinque anni”.
Inoltre l’ostilità nei confronti dello Stato francese ha origini molto lontane: dopo la Prima Guerra mondiale, si era posto il problema di come smantellare l’Impero Ottomano, che per più di seicento anni aveva dato del filo da torcere all’Europa. Il Regno Unito e la Francia, per accattivarsi il consenso della popolazione araba, e per far insorgere in loro un sentimento nazionalista anti-ottomano, stipularono l’Accordo Sykes-Picot, un patto che riconosceva la creazione di un unico stato arabo guidato da un solo capo di Stato, in cambio di sedi amministrative e commerciali francesi e inglesi in Medio Oriente. Purtroppo il patto fu rispettato solo unilateralmente, infatti al posto dello Stato Arabo, vennero creati piccoli staterelli, non tenendo conto delle etnie, culture e nazionalità delle popolazioni, tra cui cominciò a diffondersi un forte malcontento. Regno Unito e Francia si spartirono i territori e da quel momento in poi, la Siria divenne una colonia francese, da cui ottenne l’indipendenza nel 1946.
Appare chiaro che le mani di questo “falso Islam assassino” si sono sporcate di politica, controllo petrolifero e denaro da tempo. Questi nuovi dèi sono ormai i veri catalizzatori degli odierni conflitti. È davvero arduo, persino per uno storico, abituato a conoscere il sali e scendi di governi, ideologie e religioni, immaginare un esito netto di questa querelle tra divinità, fermo restando che in questo contesto con divinità vogliamo intendere politica, petrolio e denaro.