Editoriale - Medioevo

Guidoriccio da Fogliano, immortalato prima che dai documenti storici, dall’affresco di Simone Martini nel Palazzo Pubblico di Siena, nacque a Reggio Emilia attorno al 1290. Nell’arco della sua vita ricoprì diverse cariche pubbliche, tra cui la podesteria di Padova e di Verona.

Il podestà era un professionista della politica, un “tecnico”, come lo chiameremmo noi oggi, che inizia a comparire in Italia dalla fine del XII secolo; si circondava di notai e giuristi, altrettanto tecnici, ma anche teorici, di giustizia e legge che fossero in grado di consigliarlo nell'attività di governo. Il podestà si occupava di garantire la validità degli statuti comunali, di presiedere e gestire le assemblee comunali e all’occorrenza anche di guidare eserciti. Infatti Guidoriccio fu anche un condottiero e capitano di ventura, spesso al servizio di Siena.


Questi lineamenti posseduti da Guidoriccio danno perfettamente l’idea dello spaccato politico del pieno medioevo italiano: un mondo dove la competenza era tutto. I podestà italiani venivano infatti scelti sulla base di tre fattori principali, quali la fama (non la mera celebrità, bensì la reputazione derivata dalla qualità dell’operato),  le referenze e le risorse. Un buon podestà, lo si riconosceva anche per le sue conoscenze: doveva essere colto e letterato, esperto di giurisprudenza per le questioni legislative e processuali, ma anche aitante e con una buona istruzione militare da mettere in pratica in caso di guerra.


Con la formazione di una Lega Guelfa nel nord Italia all’inizio del Trecento, le città di questo solido blocco territoriale crearono una rete fittissima di podestà itineranti che portavano le loro esperienze di luogo in luogo, arricchendo così le competenze  per il bene del Comune in cui servivano.


Si può dire che l’affresco di Simone Martini sia, a buon diritto, molto rappresentativo di questa epoca, anche se il medioevo merita di essere visto sotto molteplici aspetti, alcuni dei quali particolarmente innovativi. 


E' davvero esistita una cesura tra antichità e medioevo? E' esistita davvero una cesura tra medioevo ed età moderna? Sono state le idee romantiche dell'Ottocento (e una loro mancata correzione immediatamente successiva) a render possibile la cristallizzazione di luoghi comuni come la deposizione di Romolo Augusto o la scoperta delle Americhe e a farli diventare arbitrariamente i pilastri della scansione cronologica della storia come l'abbiamo appresa sui banchi di scuola. In realtà, come la recente storiografia ha ampiamente dimostrato, un'Europa medievale era già rintracciabile dal II - III secolo dopo Cristo, così come tratti tipicamente feudali della società sono riscontrabili ancora nella Sicilia del secondo dopoguerra. Perché allora non prendere in considerazione addirittura il XII secolo e la riscoperta del diritto romano? O il tentativo di europeizzazione avviato da Carlo Magno?


Il fascino del medioevo è proprio questo: sembra un'epoca oscura, primitiva, barbara e temibile, mentre invece è in grado di regalare sorprendenti riflessioni circa tutti gli aspetti della civiltà umana.


Lo sviluppo geo-politico repentino di paesi insospettabili come la Svizzera, le conoscenze culturali e le capacità critiche di personaggi come Dante Alighieri o Bartolo da Sassoferrato, intellettuali medievali dalla mente moderna, sono solo alcuni dei mille esempi proponibili.

A dispetto delle convenzioni che vogliono presentare il medioevo come un periodo di oscurantismo intellettuale, culturale, politico ed economico, esso è lo spiraglio di luce che precede gli accecanti Rinascimento e Illuminismo.

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