“Ubik”, l’eternità in saldo. Quando la morte è solo un fastidioso dettaglio amministrativo
In un futuro dominato da poteri psichici, Glen Runciter combatte una misteriosa regressione del tempo dopo un'esplosione su Luna. Solo l'enigmatico Ubik sembra poter salvare lui e la sua squadra dalla dissoluzione della realtà.

28 giugno 2025
In un mondo dove anche la morte è gestita da contratti e tecnologie, Ubik (1969) di Philip K. Dick si impone come uno dei romanzi più originali, inquietanti e visionari della fantascienza del Novecento. Tradotto in Italia per la prima volta da Urania e oggi oggetto di culto, Ubik è più di un libro: è una distorsione della realtà travestita da narrativa commerciale. Un’allucinazione regolata da regole logiche che crollano una dopo l’altra.
Un inizio surreale e pubblicitario
Il romanzo si apre con un finto spot televisivo, uno dei tanti che aprono ciascun capitolo. In questo primo, l’ambiguo prodotto “Ubik” viene venduto come se fosse un detersivo, un oggetto qualunque da svendere in saldo. Ma è chiaro fin da subito che non stiamo leggendo una semplice pubblicità: è una formula religiosa mascherata da marketing.
Subito dopo, entriamo nel cuore dell’azione: Glen Runciter, magnate dell’agenzia anti-psi più importante del sistema solare, scopre che uno dei telepati nemici è scomparso misteriosamente dalla mappa di sorveglianza. L’evento scatena una serie di indagini e contromisure che lo porteranno a riattivare la mente di sua moglie Ella, mantenuta in semivita, una forma tecnologicamente prolungata di coscienza post-mortem.
Questa routine fantascientifica, raccontata con toni da noir e dialoghi burocratici, nasconde qualcosa di più profondo: una crisi della realtà, che si sbriciolerà pagina dopo pagina.
Realtà e Illusione: la frattura dell’esperienza umana
Nel mondo di Ubik, nulla è stabile: la realtà stessa sembra perdere consistenza a ogni pagina. I personaggi si muovono in ambienti che si disfano sotto i loro occhi, gli oggetti regrediscono nel tempo, le leggi fisiche smettono di funzionare come dovrebbero. Ogni certezza viene messa in discussione, come se qualcosa – o qualcuno – si stesse divertendo a ridisegnare il mondo pezzo dopo pezzo. Chi vive in questo scenario non può più fidarsi dei propri sensi, né della propria memoria. L’effetto è straniante, vertiginoso: è come se il romanzo si leggesse da solo, rimettendosi in discussione a ogni capitolo, costringendo lettore e personaggi a inseguire una verità che si sposta di continuo, sfuggente come un sogno che si dissolve al risveglio.
Parlare con i morti, cercare il senso
In questo universo distorto, anche la morte non è più una fine. I defunti possono essere conservati in uno stato di “semivita”, risvegliati per brevi conversazioni, consultati come si farebbe con un esperto in pensione. Ma questo contatto con l’aldilà è fragile, precario, minacciato da un logoramento inesorabile. Chi resta si aggrappa a quei pochi minuti concessi, nella speranza di ottenere risposte, guida, conforto. In mezzo a questa fragilità appare Ubik, una sostanza tanto misteriosa quanto indispensabile, che può rallentare il disfacimento del mondo, proteggere, forse persino salvare. È una presenza ambigua: a tratti appare come un prodotto commerciale, a tratti come una divinità invisibile. Qualunque cosa sia, rappresenta ciò che i personaggi inseguono con ostinazione: un appiglio, una direzione, qualcosa che restituisca senso in un universo che sembra averlo dimenticato.
Federica Chimenti
Leggi la recensione integrale
Aderisci al Gruppo Facebook Pubblico del Club Milanese della Cultura
Leggi la recensione integrale
Aderisci al Gruppo Facebook Pubblico del Club Milanese della Cultura
Scheda libro
Titolo: Ubik
Autore: Philip K. Dick
Traduttore: Marinella Magrì
Editore: Mondadori
Collana: Oscar Fantastica
Data di pubblicazione: 1 giugno 2021
Edizione: Copertina flessibile
Lingua: Italiano
Numero di pagine: 252
28 giugno 2025