“Sangue marcio”: il passato che non smette di uccidere
In Sangue marcio, Antonio Manzini racconta la storia di due fratelli segnati da un'infanzia spezzata e da un padre accusato di efferati delitti. A distanza di trent’anni, una nuova scia di omicidi li costringerà a riaprire vecchie ferite e a confrontarsi con verità mai dimenticate.

18 agosto 2025
Con Sangue marcio, pubblicato per la prima volta nel 2005 e riproposto vent’anni dopo con una nuova prefazione, Antonio Manzini firma un romanzo denso, cupo e sorprendentemente maturo, che fonde la narrazione noir con la sensibilità psicologica del romanzo di formazione. La storia di due fratelli, Pietro e Massimo, figli di un uomo arrestato e definito dai media “il mostro delle Cinque Terre”, si dipana come un’indagine personale e collettiva nei recessi della colpa, della verità e della sopravvivenza emotiva. Manzini, conosciuto soprattutto per la serie del vicequestore Rocco Schiavone, qui abbandona i toni sarcastici e investigativi più noti per affondare le mani in una materia narrativa viscerale, dura e, in certi momenti, disturbante.
Dal sogno borghese al baratro
Il racconto si apre con l'infanzia apparentemente perfetta dei due protagonisti, immersi nel benessere e nella spensieratezza borghese degli anni Settanta. Tutto crolla con l’irruzione della polizia in casa, un evento traumatico che li separerà e li segnerà per sempre. Il romanzo alterna passato e presente, incrociando i ricordi di Pietro, diventato giornalista, e Massimo, ora commissario di polizia, entrambi costretti a fare i conti con un serial killer che uccide con un rituale feroce e simbolico. Questo ritorno della violenza nella loro vita fa da innesco a una doppia indagine: quella sul colpevole e quella, ben più dolorosa, sulle origini della propria identità.
Corpi martoriati e verità sepolte
L’opera si muove su un terreno inquieto, dove la violenza — fisica, psicologica, istituzionale — è insieme trauma e linguaggio. Le descrizioni dei delitti, crudi ma mai gratuiti, mettono il lettore di fronte a una brutalità che non cerca giustificazioni, ma richiama all’inevitabile confronto con ciò che è rimosso. Anche la famiglia, motore della narrazione, viene mostrata come una costruzione fragile, spesso corrotta, attraversata da silenzi e segreti che determinano i destini dei figli molto più delle scelte personali.
Infanzie negate e identità smarrite
A fare da sfondo è un’Italia che cambia — dalla provincia dorata degli anni Settanta alle città disilluse degli anni Duemila — ma in cui resta immutata una certa incapacità di fare i conti con ciò che si nasconde dietro le apparenze. Manzini non scrive un giallo nel senso stretto del termine, ma costruisce un romanzo stratificato e inquietante, dove i mostri reali non abitano i sogni dell’infanzia, ma le stanze illuminate della quotidianità. E in quel buio che da piccoli faceva paura, i protagonisti, da adulti, imparano a riconoscersi.
Federica Chimenti
Scheda libro
Titolo: Sangue marcio
Autore: Antonio Manzini
Editore: Piemme
Data di pubblicazione: 24 giugno 2025
Edizione: Ristampa con prefazione dell’autore (edizione originale: Fazi, 2005)
Formato: Copertina flessibile
Lingua: Italiano
Pagine: 224
18 agosto 2025