Giornata Internazionale delle Donne 2016

Si stima oggi che, mantenedo il passo attuale di riforme e comprensione dei problemi, ci vorranno ancora 170 anni per arrivare a una parità di fatto fra i generi, ed è questo il motivo per cui ha senso celebrare la Giornata Internazionale delle Donne nel mondo.

Sibilla Aleramo

Sibilla Aleramo Scrittrice, considerata con Una Donna la prima femminista della storia italiana

Ed è questo il motivo per cui l’ONU, nella veste di UN Women, l’agenzia specializzata che si occupa di tematiche femminili, ha fortemente ribadito e voluto ricordare a tutti gli obiettivi posti tempo addietro rispetto alle disuguaglianze e non ancora raggiunti, e quelli per i quali si è visto un piccolo miglioramento: il tema per la Giornata Internazionale delle Donne 2016 è “Pianeta 50-50 entro il 2030. Trasformiamolo per l’Equità di Genere”, e alle Nazioni Unite, l’8 marzo, si rifletterà su come accelerare l’Agenda 2030, creando maggiore enfasi sull’implementazione efficace dei nuovi Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, sull’iniziativa di Step It UP di Un Women e impegni assunti in precedenza sull’equità di genere; sul dare potere alle donne e sui diritti delle donne.

Nella storia dell'umanità, le donne hanno dato contributi significativi alle società in cui vivono. Alcune sono ben note, altre molto meno, ma tutte sono state delle pioniere, hanno aperto nuove strade nella scienza, nella società, nelle arti, nella letteratura.

Partendo dalla storia antica, possiamo ricordare nel 400 A.C. Agnodice di Grecia, riconosciuta come una delle prime ginecologhe donne al mondo. Si dice che praticasse coraggiosamente la medicina in Grecia, quando le donne rischiavano la pena di morte se sorprese a praticarla. Scoperta, fu difesa dalle sue pazienti che venivano non solo a perorare la sua causa, ma a chiederle di aiutarle ancora sul piano medico e le fu così permesso di praticare la medicina.

Nonostante i progressi medici nella storia, più di 800 donne al giorno muoiono ancora oggi di cause prevenibili correlate alla gravidanza e al parto. Il 99% di esse nei Paesi in Via di Sviluppo. E quando si parla di cause prevenibili significa che sono morti non necessarie, che potrebbero essere evitate anche solo adeguando le condizioni igieniche.

Fra le altre donne notevoli dimenticate o poco conosciute, ritroviamo nel 1691 Suor Juana Inés de la Cruz, scrittrice oltre che suora, che, criticata perché studiava su testi secolari, scrisse una difesa memorabile del diritto delle donne all’istruzione, proclamando che “una donna può benissimo fare filosofia mentre prepara la cena”. Ed era il Messico del XVII secolo. Oggi è un’icona nazionale per il Paese centroamericano.

In Russia, nel 1860, Anna Filosofova, una donna certamente avanti per i suoi tempi, attivista per i diritti delle donne e filantropa, credeva che fosse meglio istruire e dare una professione ai poveri piuttosto che fornire benefici monetari. Nel 1860, fondò una società per fornire sostegno ai meno abbienti, ivi inclusi non solo case a prezzi contenuti, ma anche lavori dignitosi per le donne. Ancora oggi la povertà è una delle più grandi sfide, e colpisce in modo sproporzionato le donne e le ragazze: la loro salute, la loro occupazione e la loro sicurezza. Oggi 836 milioni di persone nel mondo vivono in condizioni di povertà estrema.

Anna Filosofova

Anna Filosofova

Ci spostiamo nell’emisfero australe, in Nuova Zelanda, nel 1893. Kate Sheppard, la più famosa fra le suffragette neozelandesi, insieme alle sue compagne di campagna, presentò una petizione “mostruosa” al Parlamento, richiedendo a gran voce il suffragio perle donne, con quasi 32.000 firme raccolte. Una mossa strumentale, che portò la Nuova Zelanda ad essere la prima nazione autogovernata ad attribuire i diritti di voto nazionali alle donne, nel 1893. Ricordiamo che in Italia si aspettò fino al 1946 e che al 2015 solo il 22 % di tutti i parlamentari nazionali nel mondo è costituito da donne, un incremento assai lento rispetto al 11,3% del 1995.
Presenza femminile nei parlamenti nazionali

Presenza femminile nei parlamenti nazionali Solo il 22% dei politici a livello nazionale è donna

Arriviamo al Giappone del secolo scorso: nel 1911 Raich? Hiratsuka, una pioniera nell’editoria, scrittrice e attivista politica, co-fondò il suo giornale letterario, Seit?, il primo giornale giapponese interamente diretto da donne, attraverso il quale sfidava i tradizionali ruoli delle donne relegate al lavoro domestico. Nel numero inaugurale della rivista, sollecitava le donne a “Rivelare la genialità nascosta dentro di noi!”

Oggi le donne sono ancora sotto rappresentate nelle notizie e nell’editoria. Solo 1 persona su 4 citate nelle notizie sono donne. Solo il 27% delle posizioni di top management nelle organizzazioni di media sono donne.

Spostandoci in Africa, nell’Egitto del 1951, Doria Shafik catalizzò un movimento per i diritti delle donne quando, insieme ad altre 1500 donne, fece irruzione in parlamento richiedendo pieni diritti politici, uguaglianza nelle retribuzioni e riforme alle leggi sullo stato civile.  Questi sforzi, insieme ad altri innumerevoli che sarebbero seguiti, la aiutarono a lastricare la strada per il diritto delle donne al voto, concesso nel 1956.

L’eguaglianza di genere, anche se garantita dalla legge, non sempre si traduce nella realtà dei fatti. Anche se oltre 140 Stati garantiscono formalmente l’eguaglianza dei sessi nelle loro costituzioni, nei fatti le donne ancora oggi anche in questi Paesi si trovano di fronte a diseguaglianze dirette e indirette, attraverso leggi, politiche, stereotipi e pratiche sociali.

Negli stessi anni, ovvero nel 1951, nel Regno Unito Rosalind Franklin, chimica britannica, pose le prime pietre per la scoperta della struttura a doppia elica del DNA attraverso un uso rivoluzionario della diffrazione a raggi X. Fu lei a scattare la foto critica per la dimostrazione, attraverso 100 ore di esposizione a un particolare tipo di raggio X in una macchina che lei stessa aveva modificato e migliorato.

Oggi le donne costituiscono solo il 30% dei ricercatori in scienze naturali, ingegneria e tecnologia, scienze mediche e della salute, scienza agrarie, sociali e umanistiche.

Ci spostiamo nel tempo e nella geografia per andare in Guatemala, nel 1960, dove Rigoberta Menchù, la prima persona indigena a vincere il Premio Nobel per la Pace, faceva campagne per la giustizia sociale, la riconciliazione etnico-culturale e i diritti delle popolazioni indigene durante e dopo la guerra civile guatemalteca (1960-1996). Nel 2006 co-fondò l'iniziativa delle Donne Nobel per dare maggiore risonanza e visibilità al lavoro delle donne nei campi della pace, giustizia e uguaglianza.

Le donne sono fondamentali per il perdurare della pace: gli studi mostrano che c’è una possibilità maggiore del 35% di accordi di pace che durano almeno 15 anni quando partecipano le donne. Ma le donne sono ancora largamente assenti dai tavoli delle trattative di pace: sono solo il 9%.

Presenza delle donne nelle trattative di pace

Presenza delle donne nelle trattative di pace Solo il 9% dei negoziatori è donna

Ancora uno spostamento geografico e un breve salto nel tempo: siamo nel 1973, negli U.S.A.: Billie Jean King, campionessa di tennis americana e attivista del cambiamento sociale, minacciò di boicottare gli U.S. Open nel 1973 a meno che alle donne non venissero date premi monetari uguali a quelli degli uomini, una richiesta che venne soddisfatta, rendendo gli US. Open il primo torneo di primaria importanza ad offrire uguali opportunità di retribuzione. E questo va paragonato con i dati del 2015: le donne incontrano ancora, anche nel campo della retribuzione, ineguaglianze sostanziali: nel mondo le donne guadagnano il 24% in meno degli uomini, a parità di livello e di lavoro.
Disparità di Salari Donna-Uomo

Disparità di Salari Donna-Uomo Una disparità che, secondo l'agenda 2030 dell'ONU, dovrebbe sparire entro il 2030

Nel 1992, in Botswana, Unity Dow vinse un caso storico, permettendo alle donne sposate a uomini senza la cittadinanza il diritto di passare la cittadinanza ai propri figli. Più tardi divenne primo giudice donna dell’Alta Corte.

E non è un tema da poco: per quanto riguarda la nazionalità, in più di 60 Stati alle donne è negato il diritto di acquisire, cambiare o mantenere la loro cittadinanza, ivi incluso il poter dare la cittadinanza ai mariti di altri Paesi.

In India, nel 11990, Vandana Shiva, ambientalista convinta, fondò Navdanja, per conservare semi antichi e per educare i coltivatori all’eco-diversità; inoltre, ha creato un programma  sulla biodiversità, il cibo e l’acqua, che dà la possibilità alle donne di proteggere la vitalità delle loro comunità. Lo sviluppo sostenibile è infatti un elemento chiave per dare potere economico alle donne. Tuttavia, oggi, meno del 20% dei possessori di terra è donna: l’ineguaglianza di genere nell’accesso alle terre e al credito  possono limitare le opportunità economiche per le donne in agricoltura.

Arrivando a oggi, in Zimbabwe, Loveness Muduzuru e Ruvimbo Tsopodzi hanno portato in tribunale il loro stesso governo sul tema delle spose bambine. Hanno fatto la storia: la Corte Costituzionale si è espressa a loro favore, decretando che nessuno nello stato dello Zimbabwe possa contrarre o far contrarre matrimonio prima dell’età di 18 anni, nemmeno le leggi sulle unioni tradizionali.

E l’importanza di un tale successo non va sottovalutato: nel mondo 700 milioni di donne viventi si sono sposate prima dei 18 anni. 250 milioni fra esse si sono sposate prima dei 15 anni.

E in Italia nel 2016? Ricordiamo brevemente le tappe di un miglioramento almeno a livello di norme:

Nel 1946: Le donne italiane votano per la prima volta.
Nel 1962: Viene abolita la norma che permette il licenziamento in caso di matrimonio.
Nel 1963: Le donne vengono ammesse a tutte le professioni.
Sempre nel 1963: Viene abolito lo ius corrigendi, che dava al marito il diritto di colpire la moglie accusata, a suo personalissimo giudizio, di aver commesso errori con lo scopo appunto di “correggerla".
Nel 1975: La riforma del diritto di famiglia riconosce la piena parità tra i coniugi.
Nel 1978: Viene approvata la legge 194 che legalizza l'aborto.
Nel 1981: Vengono abrogati Delitto d’onore e Matrimonio riparatore.
Infine, nel 1996: La violenza sessuale non è più considerata reato contro la morale pubblica, ma contro la persona.

La strada da fare resta ancora molta, soprattutto quella che porti a modificare stereotipi e differenze di genere appartenenti a un retaggio culturale arcaico, ma, sebbene spesso in ritardo rispetto ad altri Paesi (prendiamo in considerazione il suffragio universale), almeno passi avanti dal punto di vista delle norme sono stati fatti.

La disparità è ancora evidente: nel gap fra uomini e donne attivi al di fuori della mura domestiche, ma anche nella quantità di lavoro domestico svolto da uomo e donna lavoratori; nella qualità dei servizi a disposizione che permettono alle donne di rientrare al lavoro dopo la maternità; nelle politiche di sostegno alla famiglia; nella rappresentazione di genere nei media in generale e nelle trasmissioni TV in particolare, dove, anziché sfatare i miti di genere, gli stereotipi vengono alimentati nel 46% dei casi.

1 commenti

Gianbi :
Le Donne sono la maggioranza nel mondo gestito da democrazie evolute, è compito loro fare una nuova rivoluzione che dia spazio a loro stesse contribuendo a migliorare il proprio status con la possibilità di avere una vita sia professionale sia famigliare più consona alle loro aspirazioni ed esigenze | lunedì 23 maggio 2016 12:00 Rispondi
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