I Medici: c'è sete di cultura
I Medici, la già celebre fiction di Rai1, termina lasciando dietro di sé una pluralità di risultati. Nell'arco dell'ultimo mese, la serie ha fatto molto discutere, e ha determinato diverse correnti di pensiero in merito alla bontà del prodotto televisivo.
Ci sono sicuramente molte imperfezioni che attraversano la fiction, imprecisioni storiche che all'occhio più acuto non sfuggono, come l'esplosione di barbe tra i protagonisti, scelte di regia che logorano la comprensione della trama, come i ripetuti flashback tra l'inizio del XV secolo e i suoi anni trenta, o ancora forzature storiografiche come la morte per assassinio di Giovanni de Medici. Si potrebbe anche andare avanti.
Nonostante ciò, I Medici si merita un premio, o almeno un riconoscimento morale per il suo contributo all'analisi della società contemporanea: è davvero possibile che una trasmissione con tutte queste imperfezioni abbia registrato quasi il 30% di share per la metà delle serate in cui è andata in onda? Come ha fatto a superare, per telespettatori, dei colossi come il mondo sportivo (Lione-Juventus) o quello dell'intrattenimento (scadente) come le Iene?
Sicuramente il cast deve aver influito nell'operazione; è evidente che il nome Richard Madden deve aver portato, almeno alla prima puntata, l'attenzione di una sostanziosa fetta di adepti di Game of Thrones; il medesimo concetto vale per Alessandro Preziosi, Dustin Hoffman, Sara Felberbaum e Annabel Scholey. Un cast così attira l'attenzione a prescindere. Tuttavia è difficile da credere che solo questo fattore abbia influito nel decretare il successo della fiction, sul cui séguito già iniziano a correre varie voci.
E' assolutamente innegabile che alla base ci sia un'enorme e inaspettata sete di cultura del popolo italiano, un desiderio di lasciarsi cullare dalle bellezze del nostro passato, farsi ispirare e appassionarsi ad argomenti che per molto tempo hanno fatto fatica ed essere presi in considerazione. Chi avrebbe mai detto che tra tutte le trasmissioni scadenti e da appiattimento cerebrale che abbiamo, sarebbe nata un'idea, un tentativo di riscatto, uno schiaffo alla mediocrità umana che vuole urlare: "Io non partecipo alla carneficina di cervelli che la televisione propugna". Per quanto impreciso, I Medici costituisce un punto di partenza fondamentale per la ribalta della cultura, assieme ai veri custodi della cultura storica in televisione, come Rai Storia. E' un punto di svolta che mostra quanto siano mortali le trasmissioni di bassa lega che riempiono l'80% dei palinsesti e soprattutto quanto la gente sia stufa di farsi lobotomizzare da telequiz e simili.
E' ovvio che non è possibile trasformare con una fiction 60 milioni di persone in 60 milioni di accademici delle discipline storiche, ma un prodotto del genere è sicuramente in grado di suscitare emozioni e passioni per un ambito di studi generalmente ritenuto noioso o peggio inutile. E' il destino dell'uomo elevarsi dallo stato animale e se per porre su questa strada anche gli individui più estranei alla cultura serve una serie televisiva storica, anche se è poco accurata, ben venga!
Del resto non è stato messo in scena uno stravolgimento totale dei fatti storici; non è stato affermato che Giovanni de Medici fosse un magnate petrolifero, o che avesse scoperto la penicillina; la sua morte naturale è stata tramutata in morte per avvelenamento. Si chiamano esigenze narrative, soprattutto quando si tratta di una fiction. Per la verità storica, per la divulgazione accademica c'è sempre l'intramontabile Rai Storia.
10 novembre 2016