C'era una volta Milano, città dalle mille vie d'acqua
Milano, la città del cemento, del traffico, dei palazzi, dei nuovissimi grattacieli. Milano, la città in cui manca il verde, tanto da costruire un bosco verticale. Milano, la città con due navigli e una darsena, di recente riportata ai fasti di altri tempi dopo molti anni d'incuria.
Milano, la città dove interi quartieri (Niguarda, per esempio) e cantine (in zona De Angeli, per esempio) si allagano alle prime piogge intense.
Già, ma perché si allagano? Da dove viene tutta quell'acqua? La risposta non è scontata per coloro che sono troppo giovani per ricordare, o non conoscono la Milano che fu.
Il capoluogo lombardo in realtà è, o meglio era, una città d'acqua, ovvero una città che è sorta laddove passavano diversi fiumi e diversi canali (due per tutti, l'Olona e il Seveso).
Fin dall'epoca celtica, Milano fu costruita interamente intorno all'elemento vitale acqua, e il suo stesso nome deriverebbe dalla presenza dell'ansa di un fiume, e divenne famosa fin dall'antichità per la qualità delle sue acque, utilizzate in epoche diverse per usi agricoli, industriali, come mezzo di difesa o come strada di comunicazione.
Nel Medioevo fu la culla dei più famosi ingegneri idraulici d'Europa: già nel 1300 le cronache di Bonvesin de la Riva e di Galvano Fiamma descrivevano la città come ricca di rogge e canali, descritti come "lussureggianti e pescosi", e piena di mulini ad acqua.
Successivamente, con il famoso intervento di Leonardo da Vinci, l'intento fu quello di rendere Milano un crocevia dei trasporti via acqua, partendo dall'Adda con lo studio per le chiuse che lo avrebbero reso facilmente navigabile, fino ad arrivare al mare. Come è noto, in seguito il progettò arrivò a una battuta di arresto perché le risorse economiche che avrebbero dovuto essere destinate agli scavi e alle costruzioni necessari furono dirottati verso le solite guerre.
Verso il 1400, apparvero il Naviglio Grande e il Naviglio della Martesana e la Fossa Interna, nonché le prime conche del mondo, testimonianza delle grandi conoscenze e capacità tecniche degli ingegneri meneghini nel gestire le acque.
Insieme alla fitta rete di canali, costruita per alimentare le molteplici attività che richiedevano l'utilizzo di acque regolamentate, come i mulini e le concerie, essi permisero alla città di fiorire e prosperare.
In città, oltre alle opere di ingegneria idraulica, erano presenti anche "fonti miracolose", battisteri famosi, fontane ottagonali e innumerevoli fontane e fontanelle, fra le quali famose sono le "vedovelle", assurte insieme ad altri monumenti, come il Castello Sforzesco e il Duomo, a simbolo di Milano. Sono le diffuse fontanelle verdi, alte un metro e mezzo, in ghisa, con il simbolo della città di Milano, che in continuazione lasciano fluire l'acqua, paragonata, appunto, all'incessante pianto delle vedove.
Non solo, alle porte di Milano, alla fine degli anni Venti del Novecento, fu costruito l'Idroscalo: inaugurato nel 1930 come porto per gli idrovolanti, progetto abbandonato a favore di altri velivoli durante e dopo la seconda guerra mondiale, divenne luogo di attività ricreative. Già nel 1934 vi si tennero le prime gare di canottaggio.
Da ricordare poi che la rinnovata Darsena, finalmente riportata a nnuova vita in occasione di EXPO 2015, era stata costruita come porto e funzionò benissimo per molti anni, rendendola anche l'ottavo porto italiano per traffico merci. In particolare lavorò moltissimo durante il periodo post bellico, quando la maggior parte dei materiali necessari alla ricostruzione, come la sabbia, giungevano in città per via d'acqua, come già ai tempi della costruzione del Duomo era avvenuto per i marmi necessari.
Milano città d'acqua è oggi celebrata da una mostra curata da Stefano Galli e aperta a Palazzo Morando fino al 14 febbraio 2016: una mostra ricchissima di documenti e testimonianze d'epoca: 150 immagini che ritraggono Milano come moltissimi non l'hanno mai vista, con canali e vie navigabili laddove oggi sorgono strade trafficatissime (via Sforza e via
San Marco, per esempio); materiale fotografico e dipinti, cartine geografiche, provenienti da collezioni pubbliche e private, nonché documenti inediti che raccontano la fisionomia della città nel suo divenire legato alle acque che vi scorrono.
Già, ma perché si allagano? Da dove viene tutta quell'acqua? La risposta non è scontata per coloro che sono troppo giovani per ricordare, o non conoscono la Milano che fu.
Il capoluogo lombardo in realtà è, o meglio era, una città d'acqua, ovvero una città che è sorta laddove passavano diversi fiumi e diversi canali (due per tutti, l'Olona e il Seveso).
Fin dall'epoca celtica, Milano fu costruita interamente intorno all'elemento vitale acqua, e il suo stesso nome deriverebbe dalla presenza dell'ansa di un fiume, e divenne famosa fin dall'antichità per la qualità delle sue acque, utilizzate in epoche diverse per usi agricoli, industriali, come mezzo di difesa o come strada di comunicazione.
Nel Medioevo fu la culla dei più famosi ingegneri idraulici d'Europa: già nel 1300 le cronache di Bonvesin de la Riva e di Galvano Fiamma descrivevano la città come ricca di rogge e canali, descritti come "lussureggianti e pescosi", e piena di mulini ad acqua.
Successivamente, con il famoso intervento di Leonardo da Vinci, l'intento fu quello di rendere Milano un crocevia dei trasporti via acqua, partendo dall'Adda con lo studio per le chiuse che lo avrebbero reso facilmente navigabile, fino ad arrivare al mare. Come è noto, in seguito il progettò arrivò a una battuta di arresto perché le risorse economiche che avrebbero dovuto essere destinate agli scavi e alle costruzioni necessari furono dirottati verso le solite guerre.
Verso il 1400, apparvero il Naviglio Grande e il Naviglio della Martesana e la Fossa Interna, nonché le prime conche del mondo, testimonianza delle grandi conoscenze e capacità tecniche degli ingegneri meneghini nel gestire le acque.
Insieme alla fitta rete di canali, costruita per alimentare le molteplici attività che richiedevano l'utilizzo di acque regolamentate, come i mulini e le concerie, essi permisero alla città di fiorire e prosperare.
In città, oltre alle opere di ingegneria idraulica, erano presenti anche "fonti miracolose", battisteri famosi, fontane ottagonali e innumerevoli fontane e fontanelle, fra le quali famose sono le "vedovelle", assurte insieme ad altri monumenti, come il Castello Sforzesco e il Duomo, a simbolo di Milano. Sono le diffuse fontanelle verdi, alte un metro e mezzo, in ghisa, con il simbolo della città di Milano, che in continuazione lasciano fluire l'acqua, paragonata, appunto, all'incessante pianto delle vedove.
Non solo, alle porte di Milano, alla fine degli anni Venti del Novecento, fu costruito l'Idroscalo: inaugurato nel 1930 come porto per gli idrovolanti, progetto abbandonato a favore di altri velivoli durante e dopo la seconda guerra mondiale, divenne luogo di attività ricreative. Già nel 1934 vi si tennero le prime gare di canottaggio.
Da ricordare poi che la rinnovata Darsena, finalmente riportata a nnuova vita in occasione di EXPO 2015, era stata costruita come porto e funzionò benissimo per molti anni, rendendola anche l'ottavo porto italiano per traffico merci. In particolare lavorò moltissimo durante il periodo post bellico, quando la maggior parte dei materiali necessari alla ricostruzione, come la sabbia, giungevano in città per via d'acqua, come già ai tempi della costruzione del Duomo era avvenuto per i marmi necessari.
Milano città d'acqua è oggi celebrata da una mostra curata da Stefano Galli e aperta a Palazzo Morando fino al 14 febbraio 2016: una mostra ricchissima di documenti e testimonianze d'epoca: 150 immagini che ritraggono Milano come moltissimi non l'hanno mai vista, con canali e vie navigabili laddove oggi sorgono strade trafficatissime (via Sforza e via
San Marco, per esempio); materiale fotografico e dipinti, cartine geografiche, provenienti da collezioni pubbliche e private, nonché documenti inediti che raccontano la fisionomia della città nel suo divenire legato alle acque che vi scorrono.