Longino e la Lancia
Entrando nella basilica di San Pietro, in quell’immenso museo dorato, il nostro sguardo viene inevitabilmente catturato dalle più famose opere d’arte contenute all’interno. Pochi notano, ai lati del maestoso baldacchino di Bernini, dietro l’Altare della Confessione, le statue di quattro santi. Sono statue barocche e rappresentano Sant’Elena, Santa Veronica, Sant’Andrea e San Longino. La leggenda di quest’ultimo è stata per lunghissimo tempo una delle più importanti della storia cristiana, ma oggi è quasi dimenticata.
Dice il Vangelo di Luca: Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: “Veramente quest’uomo era Giusto.” Da qui nasce la leggenda di questo santo. Le sue agiografie, soprattutto medioevali, raccontano che fu lui a verificare l’avvenuto morte di Cristo: egli prese una lancia e infilzò il costato del crocifisso e dal suo corpo uscirono sangue ed acqua. Il sangue che lo bagnò lo guarì da una malattia agli occhi di cui aveva sempre sofferto e da quel momento egli si convertì al cristianesimo, contribuendo a diffondere a Gerusalemme la notizia della resurrezione. Caduto in disgrazia si rifugiò in Cappadocia, ma Pilato inviò due soldati ad ucciderlo. Essi non lo riconobbero e vennero ospitati da Longino stesso che dopo due giorni si proclamò pronto a subire il martirio. I soldati, per timore dell’ira di Pilato, lo decapitarono.
Una seconda leggenda vuole che, dopo la conversione, il centurione tornò in Italia e si trasferì a Lanciano dove predicò la nuova fede. Qui venne martirizzato e seppellito. Sul luogo venne costruito un monastero e poi l’attuale chiesa di San Francesco.
Secondo una terza tradizione, Longino sarebbe fuggito a Mantova con un’ampolla contenente il sangue di Gesù. Qui venne martirizzato il 2 dicembre dell’anno 37. Di lui si perse ogni traccia fino all’anno 804 quando Andrea Apostolo apparve a un fedele e gli indicò la posizione dei Sacri Vasi contenenti il sangue del Signore. In quel luogo vennero ritrovate le ossa del Santo e i preziosi contenitori che ancora oggi vengono esposti in occasione del Venerdì Santo. Fu Carlo Magno in persona a chiedere a papa Leone III l’autenticazione delle reliquie. L’imperatore ne fece dono anche in piccola parte alla Sainte Chapelle di Parigi. Nel 923 Mantova viene invasa dagli ungari e le reliquie vengono sotterrate per evitarne la dispersione. Esse verranno ritrovate solo nel 1048 alla presenza di Beatrice di Canossa. Sul luogo di questo secondo ritrovamento venne costruita una piccola cripta. Le ossa di Longino sono conservate nella basilica di Sant’Andrea a Mantova e il culto è stato fissato il 2 dicembre, giorno della sua morte.
Oggi i Sacri Vasi contenenti il sangue di Cristo vengono mostrati ai fedeli solamente il giorno del Venerdì Santo, quando il vescovo di Mantova, insieme al prefetto, alle autorità civili ed ai fedeli, scende nella cripta dove apre il forziere che li contiene e li porta nell’abside della basilica al di sotto del crocefisso. L’operazione dell’apertura è lunga e complicata in quanto il forziere ha 12 serrature diverse che vengono aperte con altrettante chiavi. Per tutta la giornata i mantovani si recano in preghiera davanti alle reliquie che, dopo una breve processione per le vie della città, vengono di nuovo rinchiuse nel loro forziere.
Tuttavia mancano ancora studi completi sulla composizione delle reliquie contenute nei vasi di Mantova.
Diversamente accadde per la Lancia di Longino, l'arma che il centurione adoperò per verificare l'effettiva morte di Cristo. Oggi, ciò che ne rimane, cioè una parte di un lato della lama, è conservata a Vienna, presso l'Hofburg. Secondo la tradizione imperiale medioevale, pare che questa sacra reliquia sia passata di mano in mano, da San Maurizio, legionario convertito e poi martirizzato, a Costantino. Ottimo punto di partenza per la propaganda imperiale, soprattutto per un periodo come quello ottoniano, in cui viste le crescenti spinte autonomistiche del Papato rispetto al Sacro Romano Impero, era indispensabile per gli imperatori rivendicare la rappresentanza temporale di Cristo sulla terra. La lancia passò per le mani dell'imperatore Ottone, diventando un motivo di leggenda per i tedeschi di novecento anni dopo. Adolf Hitler coltivò un sentito desiderio di impossessarsi della Lancia di Longino per cementare le basi della sua azione politica; voleva presentarsi come il nuovo Ottone I, che porta unità politica a tutti i germanofoni. Da Vienna, la reliquia raggiunse Norimberga, quasi a propiziare il potere magico di invincibilità che la lancia doveva assicurare al suo possessore. La storia ci mostra quanto i tedeschi si sbagliassero in merito. Dopo aver conquistato la città nel 1945, gli alleati ritrovarono la lancia e la riportarono nella sua sede definitiva a Vienna.
Alcuni studi effettuati sul reperto ne hanno datato la creazione ai secoli VII e VIII, quindi molto probabilmente si tratta semplicemente di un manufatto medioevale. Questa lancia infatti è solo una delle innumerevoli che sono state rivendicate nel corso della storia, soprattutto durante il medioevo e l'età moderna. Ciò che è interessante osservare rimane comunque il fascino che anche duemila anni dopo un'oggetto del genere è in grado di suscitare e leggende che può evocare, miti che possono condurre popoli in guerra, uomini all'esplorazione e santi alla ribalta.