Editoriale - Modernità
Ogni epoca ha un inizio e una fine. Esiste una cesura per tutte le cose, e spesso non si tratta di una divisione netta, bensì di una cerniera che unisce due universi irrimediabilmente incompatibili al di fuori di essa.
Eugène Delacroix probabilmente lo sapeva bene, essendo stato testimone di uno dei più grandi cambiamenti della storia dell’uomo. Il pittore francese fu presente al passaggio avvenuto in Europa intorno al 1830, un cambiamento non geografico o politico, ma culturale. La guerra, ancella del progresso, è sempre stata in prima fila in questo genere di eventi, e nel dipinto La Libertà che guida il popolo si propone come motore che spinge un nuovo tipo di progresso, non tecnico, ma ideologico. È la rivouzione parigina che, nel luglio 1830, depose Carlo X, ultimo sovrano francese Borbone, e che condusse la Francia alla Seconda repubblica, e l’Europa verso le sue indipendenze sociali. Tutte le classi sociali partecipano a questo nuovo gioco, ispirato alla Rivoluzione francese e che guarda al futuro, non di un paese soltanto, ma di tutto il continente.
Rivoluzione, democrazia, socialismo, repubblica, nazionalismo, furono elementi distinti di un medesimo grande paiolo dove una nuova forma di indipendenza germinò, per esplodere nei moti del 1848, data tradizionalmente riconosciuta per l’avvento del mondo contemporaneo. Ancor più del Congresso di Vienna (1815), che in confronto fu un mero riordinamento territoriale dopo l’ultima grande esperienza di età moderna, quella napoleonica, la Rivoluzione di Luglio (1830), aprì le porte alla grande stagone repubblicana che, tenendo come epicentro la Francia, irrigò l’Europa di una nuova autocoscienza dei popoli, la stessa che per effetto domino generò le società che conosciamo oggi.
Esiste un prima ed esiste un dopo, una causa e una reazione. Le guerre mondiali di età contemporanea non sarebbero state le stesse senza il loro antenato, la guerra dei sette anni (1756-1763), che sperimentò per la prima volta i conflitti su scala globale. Quali reminiscenze del passato hanno plasmato l’opera di De Gasperi, convinto chel’Europa fosse qualcosa di più di un semplice scacchiere dove muovere armate? Le nuove maestranze artistiche cavalcarono l’onda delle libertà ottocentesche e plasmarono un nuovo modo di vedere l’uomo e la realtà. Perfino le lettere hanno seguito l’inesorabile incedere del tempo e dei suoi eventi, e i protagonisti di questa disciplina hanno saputo trovare il loro spazio per costruire un’identità nazionale o per rendere gradevole la vita all’interno di essa. Quali personaggi salirono e scesero sul palcoscenico della vita teatrale tra queste due epoche? Che pensiero sta dietro ai loro grandi apporti culturali tributati all’età moderna e contemporanea? In quali dettagli insospettabili della storia, in quali opere e in quali luoghi si nascondono i fattori che, attingendo dal passato, hanno costruito il nostro mondo?