La moltiplicazione dei generi
Come allora, anche oggi risulta molto difficile contenere e limitare una pellicola cinematografica ad un solo genere, semmai si potranno trovare argomenti diversi sconfinanti in più generi.
In molti paesi, soprattutto in Italia, venne introdotto nel tempo un genere che apparteneva solo alla filmografia nazionale e che prese il nome di “cinema popolare”: fu il caso degli “spaghetti western” in Italia, dei film mitologici indiani, dei racconti della vita di paese (heimatfilm) in Germania. Come allora, anche oggi risulta molto difficile contenere e limitare una pellicola cinematografica ad un solo genere, semmai si potranno trovare argomenti diversi sconfinanti in più generi.
Infine, compilate per lo più da storici e studiosi del cinema, esistevano le così dette “etichette” o denominazioni che servivano ad identificare la derivazione di una particolare fonte culturale, estetica, sociale o una particolare struttura del film: il cinema d’autore, espressionista, delle arti marziali, il cinema dei telefoni bianchi, e tante altre correnti.
L’importanza della denominazione “genere” agli esordi della filmografia del cinema muto, diventò anche facilmente riconducibile ai film comici. Quella della comicità si fece infatti una delle strade maggiormente percorse dal cinema pionieristico e, alimentata in seguito dai primi produttori, registi, realizzatori, scenografi e attori, diventò nei primi anni del novecento una di quelle più visitate. Le basi dell’industria cinematografica furono gettate: industria che, essendo basata sulla lunghezza del metraggio della pellicola che si andava via via dilatando, riconosceva al genere comico pari dignità di altri generi ritenuti più “seri”: come per esempio il genere drammatico, in costume, lo storico, di guerra.